ROMA – L’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) denuncia la morte di 4027 persone nei primi sette mesi del 2016, migranti e rifugiati che hanno perso la vita nel Mediterraneo, lungo le piste che portano in Nord Africa o alla frontiera turco-siriana. Con un incremento del 26% rispetto allo stesso periodo del 2015. Il bilancio più pesante si registra nel Mediterraneo, nelle cui acque sono scomparsi quest’anno 3120 migranti.
Anche l’Oim, agenzia con sede a Ginevra, mette in evidenza come la rotta marittima più pericolosa sia quella che dalle coste del Nord Africa dovrebbe condurre all’Italia: è costata la vita a 2692 persone. Numeri drammatici, che non fermano i viaggi della speranza e i traffici di esseri umani lungo quella rotta. Solo oggi, 694 migranti soccorsi dalla Marina Militare al largo delle coste libiche sono stati sbarcati a Reggio Calabria, altri 810 sono giunti nella notte a Salerno a bordo di una nave norvegese. In Sicilia, sbarcate 377 persone a Pozzallo su un pattugliatore della Guardia Costiera, mentre a Catania, assieme a 414 migranti soccorsi dalla nave di una Ong due giorni fa nel canale di Sicilia, sono arrivate anche le salme di quattro persone morte durante la traversata.
Nettamente dietro in termini di pericolosità e mortalità gli itinerari per la Grecia (383 morti) e la Spagna (45 morti). L’Oim ha rivisto le sue cifre dopo la recente scoperta di 120 corpi sulle spiagge di Sabrata, 70 chilometri a ovest di Tripoli, in Libia, dove la settimana scorsa altri 87 cadaveri erano stati ritrovati incagliati lungo la costa. Altri 33 migranti privi di vita sono stati registrati solo negli ultimi giorni. Secondo il portavoce dell’Oim, Joel Millman, la destinazione di tutti quei disperati avrebbe dovuto essere l’Italia. Dopo le acque del Mediterraneo, sono gli itinerari che portano al Nord Africa a fare più vittime, 342 dall’inizio dell’anno. Si tratta di persone morte per mano dei trafficanti o delle stesse “autorità nazionali”, accusa l’Oim, sottolineando l’allarme sull’aumento dei decessi violenti. Anche i rifugiati provenienti dalla Siria hanno pagato il loro tragico tributo nel tentativo di attraversare la Turchia: dall’inizio dell’anno, denuncia l’Oim, 64 siriani richiedenti asilo sono stati uccisi dalle guardie di frontiera di Ankara.