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Mps, aumento di capitale fino a 5 miliardi e un piano per 2600 esuberi

Ott 25, 2016

MILANO – Mps lascia l’uscio socchiuso a Corrado Passera, a patto che le sue proposte per il salvataggio della banca senese si muovano all’interno del piano presentato dall’ad Marco Morelli: “Siamo aperti a qualsiasi manifestazione di interesse e disposti a valutare qualsiasi proposta, nel contesto che abbiamo in mente, cioè ciò che io ho presentato a voi”.

Chiusure ed esuberi. Un piano che per il triennio 2016-2019 prevede 2.600 esuberi e la chiusura di 500 filiali: “Il costo del personale scenderà del 9% a 1,5 mld di euro nel 2019 da circa 1,6 miliardi del 2016 attraverso la riduzione che avverrà sia mediante un turnover naturale sia attraverso l’attivazione del Fondo di Solidarietà”, spiega la banca. Adesso spetterà all’assemblea straordinaria, convocato per il prossimo 24 novembre, approvare l’aumento di capitale fino a 5 miliardi di euro che sarà con “esclusione o limitazione del diritto di opzione” e dovrà “esercitarsi entro e non oltre il 30 giugno”. L’idea di Morelli, però, è lanciare – “se il mercato lo consente” – l’operazione entro fine anno: “Da oggi iniziamo a incontrare gli investitori”. Previsto anche il raggruppamento delle azioni nel rapporto di una a cento. Abbastanza perché sui mercati proseguisse l’euforia che da giorni circonda il titolo della banca.

Mps, aumento di capitale fino a 5 miliardi e un piano per 2600 esuberi

L’andamento a Piazza Affari di Mps da inizio mese

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Aumento di capitale. La cifra dell’aumento di capitale potrà diminuire in base alle adesioni alla conversione volontaria dei bond, a “eventuali cornerstone investors, che si rendessero disponibili ad acquistare una partecipazione significativa nel capitale sociale della Banca” e a “una ulteriore componente per cassa, di cui una parte potrà essere destinata agli attuali azionisti della Banca”. In particolare, l’aumento di capitale sarà strutturato in tre componenti: una parte da destinare ai titolari di bond subordinati per la conversione dei loro titoli in azioni, una parte per cassa “riservata ad eventuali cornerstone investor”, cioè soggetti “disponibili ad acquistare una partecipazione significativa nella banca” e infine una ulteriore componente per cassa, una parte della quale potrà per l’appunto essere destinata in opzione agli attuali azionisti.

Obbligazionisti. Anche i piccoli risparmiatori titolari di bond Mps, quindi, potranno esser coinvolti nella conversione volontaria dei propri titoli in azioni. “Intendiamo fare un’offerta a tutti gli obbligazionisti e bondholder, quindi anche al mercato retail” ha detto il consigliere delegato Marco Morelli, in conference call con gli analisti. In merito alla conversione dei bond “non possiamo dare informative su termini e condizioni né dettagli sul portafoglio su cui andremo a concentrarci. Quando avremo tutte le approvazioni vi daremo prontamente informativa sia sui termini e sulle condizioni che sui diversi strumenti che andremo ad utilizzare e scambiare”

Sofferenze. In particolare, l’operazione di salvataggio di Mps prevede il “deconsolidamento dal bilancio di 27,6 miliardi di crediti in sofferenza”, attraverso la cessione ad un veicolo di cartolarizzazione ad un prezzo pari a circa 9,1 miliardi (ovvero il 33%) e contestuale assegnazione delle junior notes agli attuali azionisti di Bmps. Quaestio Capital Management – spiega la banca -, per conto del fondo Atlante, sottoscriverà le junior mezzanine notes per un importo pari a circa 1,6 miliardi. L’operazione prevede anche il “potenziale esercizio di liability management, da completarsi prima dell’avvio dell’aumento di capitale” per consentire l’adesione volontaria “ad un’offerta di acquisto per cassa con vincolo di destinazione del corrispettivo alla sottoscrizione delle nuove azioni emesse nel contesto dell’aumento di capitale”.

Obiettivo utili. A fine piano – ovvero nel 2019 -, Mps prevede un utile “superiore a 1,1 miliardi di euro, con un rote target superiore all’11% nonostante la crescita prudenziale dei ricavi”. Nel frattempo, però, Mps ha chiuso i primi nove mesi dell’anno con una perdita di 849 milioni di euro, su cui pesano “rettifiche straordinarie su crediti di 750 milioni di euro contabilizzate nel terzo trimestre”. Lo stesso periodo del 2015 aveva registrato un utile di circa 585 milioni (di cui circa 500 milioni di euro per il restatement dell’operazione “Alexandria” e circa 120 mln di euro riferiti alla plusvalenza realizzata a fronte della cessione a Poste Italiane della quota partecipativa in Anima Holding).

Sindacati. I vertici di Mps hanno incassato anche l’apertura dei sindacati al piano: “Siamo fiduciosi nel nuovo corso, il gruppo non poteva diventare un ring dove si combatteva per fini che esulavano dal rilancio dell’azienda. Il fatto che siano previste nuove assunzioni è di buon auspicio. Le uscite dovranno invece essere gestite attraverso prepensionamenti volontari e incentivati e la stessa semplificazione organizzativa del gruppo lascia ben sperare” ha detto Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi.

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