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Drammi della solitudine, anziani che uccidono coniugi malati e poi si suicidano: due casi in poche ore

Apr 13, 2019

Vittime di solitudine, invecchiamento, malattia e povertà, uccidono il coniuge o il parente stretto malato, poi si tolgono la vita. Ieri pomeriggio un omicidio-suicidio è avvenuto a Zola Predosa, nel Bolognese, un uomo di 84 anni ha ucciso a bastonate la moglie di 83 da tempo affetta da demenza senile, poi si è impiccato. Otto ore dopo a Caltignana, nel Novarese la tragedia si è ripetuta: un uomo di 88 anni ha ucciso a coltellate la moglie malata (di 87) e poi s’è rivoltato la lama contro, non riuscendo tuttavia a uccidersi: è in gravi condizioni. Aveva scritto alcune lettere: “Siamo malati, meglio farla finita”.

Ma nelle ultime settimane sono stati una decina i drammi figli di disperazione e solitudine da Bologna a Sondrio, da Cagliari a Novara. In tutti questi casi vittime anziani soli, malati, spesso indigenti, abbandonati a se stessi, senza aiuti, dimenticati. Vivono intere giornate in completa solitudine, senza sostegno, combattono contro la malattia fisica che spesso si accompagna a patologie mentali. Malinconia, malessere, tristezza li sprofondano in depressione spingendoli alla decisione estrema di preferire uccidere, uccidersi, piuttosto che continuare a vivere in quelle condizioni così sofferenti.

Non è un caso che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno abbia richiamato l’attenzione della società – fra l’altro – proprio sugli “anziani soli”. “Terzo settore e No Profit”, aveva detto Mattarella, “sono realtà che hanno ben chiara la pari dignità di ogni persona e che meritano maggiore sostegno da parte delle istituzioni, anche perché, sovente, suppliscono a lacune o a ritardi dello Stato negli interventi in aiuto dei più deboli“. Tra questi, appunto, gli “anziani soli”.

“Povertà e solitudine, i mali della società moderna – commenta la deputata dem Laura Garavini – non si curano con un po’ di soldi in più. Soprattutto quando sono aggravati da problemi di salute e dall‘avanzare dell‘età. Serve un potenziamento dei servizi sociali e sanitari a livello territoriale ed in modo multidisciplinare. Esattamente il contrario di quanto sta avvenendo con i recenti provvedimenti del Governo, con sui si sono depotenziati i servizi sociali dei comuni e la loro progettualità. Non basta dare un obolo se poi si abbandonano le persone sole ed indigenti a se stesse”.

“Lo Stato – avverte l’avvocato Luciano Vinci, esperto familiarista – ha il dovere di garantire risposte concrete che migliorino le condizioni di vita e non tagliare, invece, come purtroppo avvenuto, risorse economiche o, addirittura, eliminare servizi come quello di assistenza domiciliare. Scelte incondivisibili che possono condurre, insieme ad altri fattori da indagare caso per caso, al tragico epilogo chi è solo negli affetti ed economicamente incapace di superare la avversità che lo hanno colpito”.

“Il clima di instabilità economica e l’impossibilità di proiettarsi con fiducia nel futuro – spiega Francesca Federico, docente di Psicologia dello sviluppo dei processi cognitivi alla Sapienza – ha effetti negativi non solo sui giovani e sulla loro capacità di diventare adulti ma sulla società tutta. Una società che non guarda con fiducia al futuro è respingente e non può accogliere il dolore dei più deboli. È importante puntare sulle relazioni umane e sulla solidarietà per ricostruire la possibilità di pensare al proprio futuro. Avere una vita ricca di esperienze, di affetti, di stimoli sociali e culturali agisce anche sul benessere psicofisico come fattore protettivo verso le malattie neurodegenerative come l’Alzheimer”.

L’Alzheimer e le demenze senili sono diventate patologie rilevanti per la salute pubblica: lo rivela il report dell’Istat su “La salute mentale nelle varie fasi della vita” relativo al periodo 2015-2017 diffuso nel luglio 2018,: secondo cui si stima che circa il 4,7% della popolazione anziana ne sia affetta, in particolare le donne ultraottantenni (14,2%). Queste due malattie figurano tra le cause di morte in oltre 52mila casi all’anno di decessi di anziani.

Da non trascurare neppure il tasso di mortalità per suicidio che cresce con l’età, passando da 0,7 nei giovanissimi (fino a 19 anni) a 10,5 negli anziani, con valori 4 volte maggiori nei maschi rispetto alle femmine.

“La vecchiaia – commenta l’esperto in diritto di famiglia Vinci – dovrebbe portare, nel ciclo naturale della vita, saggezza e serenità. Troppo spesso, al contrario, conduce invece a gesti estremi e solo apparentemente inconsulti. È questo il dramma che troppe persone, abbandonate da una società mediatica e indifferente, si trovano costrette a patire. E su questo dovremmo interrogarci, cercando di dare ognuno un contributo concreto per aiutare chi, in solitudine, senza il conforto di nessuno, si ritrova ad uccidere gli amori di una vita per l’impossibilità di continuare a dare amore”.

Le ultime tragedie di solitudine e invecchiamento

Il 9 gennaio un uomo di 80 anni ha ucciso con un colpo di fucile la moglie 74enne gravemente malata, poi si è tolto la vita con la stessa arma. L’8 aprile a Sondrio un uomo di 73 anni ha ucciso la sorella di 87, poi si è consegnato ai carabinieri spiegando il suo gesto estremo: “Non volevo più vederla soffrire”. Il 9 aprile una coppia, lui 87 anni, lei 82, si è tolta la vita nel Cagliaritano: soffrivano da tempo di una profonda depressione.

Il 27 novembre 2018 a Bologna una donna di 91 anni è stata uccisa dal marito di 93 che poi si è buttato dalla finestra. Per gli inquirenti è stata una tragedia della disperazione: la donna era malata da tempo di Alzheimer e l’uomo non ce la faceva più ad accudirla.

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