ROMA – Famiglie in lento recupero, con la propensione al risparmio all’8,1% e l’aumento del potere d’acquisto dello 0,9%, ma ancora in calo il tasso di profitto delle società finanziarie, al 41,7%. In difficoltà in particolare le imprese finanziarie, il cui valore aggiunto nel 2018, indica l’Istat, scende del 4,2%. In particolare sono le costruzioni ad arrancare, ancora indietro di 15 punti percentuali rispetto ai livello del 2008.
Le famiglie. Il comportamento delle famiglie è improntato alla prudenza. A fronte infatti di un aumento delle retribuzioni medie (più 2,7% rispetto al 2017) e delle prestazioni sociali (7,9 miliardi in più rispetto all’anno precedente) le famiglie risparmiano di più, ma spendono di meno. La spesa per consumi, in termini correnti, aumenta solo dell’1,6%, in decisa decelerazione rispetto al 2017, quando era cresciuta invece del 2,7%. Il potere d’acquisto, pur essendo in aumento dello 0,9%, non riesce a recuperare i livelli precrisi, e del resto non viene recuperata neanche la quota di risparmio antecedente al 2008. Il potere d’acquisto delle famiglie,
risulta infatti ancora inferiore del 6,6% rispetto al 2007.
Le società non finanziarie. Nelle società non finanziarie il valore aggiunto cresce del 2,5% (+3,0% l’anno precedente) mentre continua a diminuire il tasso di profitto (41,7%). Sale al 21,2% il tasso di investimento (20,6% nel 2017). Il valore aggiunto cresce poco per le piccole imprese, definite ‘famiglie produttrici’, (+0,2%) e scende per le imprese finanziarie (-4,2% da 2,6%).
In dettaglio. Nel corso degli ultimi quattro anni, il valore aggiunto delle società non finanziarie è cresciuto a un tasso medio del 3,3%. In particolare, il commercio e i servizi alla persona hanno fatto registrare la dinamica più sostenuta, con incrementi medi annui, rispettivamente, del 4,8 e del 3,1%. Leggermente più debole è risultata la crescita media del comparto industriale e di quello dei servizi alle imprese (entrambi +2,9%). Un ritardo ha ancora caratterizzato il settore delle costruzioni (+1,9% di crescita media sul periodo), il cui livello di valore aggiunto è nel 2018 inferiore di circa 15 punti percentuali a quello del 2008.
Gli investimenti. Un piccolo segnale positivo arriva dagli investimenti. L’Istat scompone gli investimenti fissi lordi e la quota di ammortamento del capitale esistente, e nella quota di investimento in nuove dotazioni. La seconda è stata a lungo in costante diminuzione, ma nel 2018, dopo un disinvestimento netto complessivo di 100 miliardi, ha segnato un primo aumento.