L’AQUILA – Dieci anni come un giorno: il tempo trascorso dalla notte del 6 aprile 2009 non è bastato a cancellare il dolore dal cuore dei familiari delle 309 vittime, morte sotto le macerie causate dal terremoto. Oggi come allora, la città si è stretta in un immenso abbraccio e, insieme, ha ricordato i suoi morti con una fiaccolata silenziosa e commossa. Migliaia gli aquilani che si sono dati appuntamento in via XX Settembre, sicuramente molti di più di quanti non fossero gli scorsi anni, come molti di più sono stati i giornalisti tornati nel capoluogo abruzzese dopo che i riflettori si erano spenti man a mano che trascorrevano gli anni dalla tragedia.
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L’Aquila si è fermata nel suo dolore per percorrere ancora una volta la via intorno alla quale sono morte intere famiglie o studenti universitari, bambini e anziani. Al fianco del sindaco del capoluogo abruzzese, Pierluigi Biondi, anche il premier, Giuseppe Conte, il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, il senatore Giovanni Legnini e Walter Veltroni.
“Abbiamo il dovere della memoria – ha detto il presidente del Consiglio, che prima che partisse il corteo si è trattenuto in un breve colloquio con Vincenzo Vittorini, rappresentante delle associazioni dei parenti delle vittime -. Ci sono tante persone che hanno perso i loro cari che rivivono in questo momento una grande sofferenza. La mia presenza qui è la testimonianza che la ferita della comunità locale è una ferita della comunità nazionale”.
Ha sottolineato l’importanza di partecipare alla giornata del ricordo, ma soprattutto di mantenerlo vivo per i 364 giorni dopo il segretario Pd, Nicola Zingaretti: “Il ricordo della tragedia del terremoto deve spingerci tutti ad essere coerenti quando si pianifica, si costruisce e si investe nella sicurezza del territorio perché quella è la cosa più importante anche per onorare chi è morto a causa di cataclismi come il terremoto dell’Aquila”.
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Per il senatore Legnini “non bisogna dimenticare la necessità di garantire la ricostruzione fino in fondo, perché la rinascita economica e civile di questa città costituisce un dovere per la Repubblica”.
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A chiudere la commemorazione, dopo la lettura di tutti i nomi e la messa, sono stati anche quest’anno i 309 rintocchi della campana della chiesa di Santa Maria del Suffragio , che nel 2009 divenne uno dei simboli della città ferita.
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