MILANO – L’Ocse, presente in Italia con il segretario Angel Gurrìa al fianco del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, torna a suonare l’allarme-crescita per l’Italia a pochi giorni dalla scrittura del Documento di economia e finanza: confermata la stima di un -0,2% del Pil per quest’anno, che tornerà solo a +0,5% il prossimo. Siamo “ufficialmente in stallo”, ha detto Gurrìa. E le sue parole non sono andate giù al vice presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, che su Facebook ha risposto: “No intromissioni, grazie” garantendo “sappiamo quello che stiamo facendo” e invitando l’Organizzazione “a fare l’austerity a casa loro”. Posizione che ha chiamato a sua volta in causa Tria, che ha stoppato il suo collega dell’esecutivo: “L’Ocse non parla di austerity”.
Nel rapporto sull’Italia pubblicato dall’Organizzazione parigina si parte dal sottolineare come, dopo una ripresa che pure è stata “modesta”, già l’economia si sta indebolendo. L’occhio degli economisti si posa sulle due misure cardine del governo, Reddito di cittadinanza e Quota 100, e la diagnosi è con molte ombre.
Il ministro Tria ha assicurato su questo e altri punti: “Il Rdc è legato al coinvolgimento attivo in percorsi di lavoro, consente di evitare abusi”. Quanto a Quota 100, “serve ad affrontare un problema di transizione” collegato alla riforma delle pensioni “di alcuni anni fa fatta per dare stabilità e sostenibilità al sistema pensionistico”; e per il rallentamento, “stiamo approvando misure per mantenerci in un’area di crescita positiva anche per il 2019”.
Variabile | 2018 | 2019 | 2020 |
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Prodotto Interno Lordo | 0.8 | -0.2 | 0.5 |
Consumo privato | 0.6 | 0.5 | 0.5 |
Investimenti fissi lordi | 3.2 | -0.2 | 1.1 |
Esportazioni | 1.4 | 2.7 | 2.3 |
Importazioni | 1.8 | 2.1 | 2.7 |
Tasso di disoccupazione (%) | 10.6 | 12.0 | 12.1 |
Indice dei prezzi al consumo | 1.2 | 0.9 | 0.8 |
Saldo al bilancio (% del PIL) | -2.1 | -2.5 | -3.0 |
Debito pubblico (lordo, % del PIL) | 132 | 134 | 135 |
Saldo delle partite correnti (% del PIL) | 2.6 | 2.7 | 2.4 |
Fonte: banca dati OCSE Economic Outlook 104, inclusi dati piú recenti
Più netta la bocciatura sull’abbassamento dell’età pensionabile a 62 anni, con almeno 38 di contributi: “Rallenterà la crescita nel medio termine, riducendo l’occupazione tra le persone anziane e, se non applicata in modo equo sotto il profilo attuariale, accrescerà la diseguaglianza generazionale e farà aumentare il debito pubblico”. Già ora, l’Ocse stima che il rapporto sul Pil salirà al 134 per cento quest’anno e al 135 il prossimo: addio percorso di riduzione.
Rep
Pensioni, la corsa per favorire Quota 100
di VALENTINA CONTE
La struttura economica stessa italiana è fortemente criticata. Non è una novità sentirsi dire che “la crescita della produttività è stata debole o negativa negli ultimi 25 anni”, ma certo fa sempre effetto. Così come vedere nero su bianco che il “tenore di vita degli italiani è quasi pari a quello rilevato nel 2000” e che “negli ultimi decenni le grandi disparità regionali si sono ampliate”. E ancora: “La qualità del lavoro è bassa e la discrepanza tra gli impieghi e le qualifiche dei lavoratori è elevata, se raffrontata su scala internazionale”. Non a caso, “la penuria di opportunità spinge molti giovani a emigrare, aggravando il processo di già rapido invecchiamento della popolazione”.
Di fronte a questo quadro, l’Ocse lancia una proposa di riforma strutturale che farebbe passare – entro il 2030 – la crescita annuale del Pil dallo 0,6% previsto con le politiche attuali all’1,5%. Un “programma pluriennale”, l’ha definito Gurrìa. Se intanto si mantenesse la disciplina di bilancio tale da portare l’avanzo primario (saldo tra entrate e uscite dello stato, al netto degli interessi sul debito) sopra il 2%, così il debito finalmente scenderebbe. Nel “vasto” pacchetto di riforme ritenuto “essenziale per rafforzare la crescita e l’inclusione sociale” trova spazio un po’ di tutto. Si va dalla “promozione della concorrenza nei mercati tuttora protetti, come i servizi professionali e i servizi pubblici locali”, allo sviluppo dell’innovazione anche attraverso incentivi mirati legati al programma Industria 4.0.
Ai mercati, che in questi mesi hanno sentito tutto e il contrario di tutto, piacerebbe un “programma credibile a medio termine per ridurre il rapporto debito/Pil”, con l’effetto di far scendere il costo dei nostri Btp. “In assenza di una politica di bilancio sostenibile, il margine per migliorare le infrastrutture, aiutare la popolazione disagiata e fornire i servizi pubblici attesi dai cittadini si ridurrà”, ammonisce il rapporto.