Sull’odissea della Sea Watch potrebbe essere la Procura di Roma a svelare il giallo dei documenti top secret tra Viminale e Capitanerie di porto per negare lo sbarco ai 47 migranti a bordo in un porto italiano.
Lo rivela Avvenire. La nave della ong tedesca il 19 gennaio scorso raccoglie a bordo i naufraghi al largo della Libia e fa rotta prima verso Malta e poi verso la Sicilia per ripararsi da una tempesta. Invano il comandante della nave chiede un porto sicuro dove sbarcare i migranti, tra i quali 15 minorenni. Riceve solo no, prima da Malta e poi dall’Italia. La nave si avvicina a Lampedusa, poi fa rotta verso Siracusa e solo il 31 gennaio la situazione si sblocca con l’autorizzazione a sbarcare i profughi nel porto di Catania. Giorni di polemiche e di provvedimenti classificati top secret tra il Viminale e le capitanerie di porto.
Sul braccio di ferro e il trattamento dei 47 migranti, in particolare dei 15 minori, diverse associazioni hanno presentato esposti. Uno è stato firmato dall’associazione “Lasciateci entrare” e un fascicolo è stato aperto dalla procura di Roma. Mentre, secondo Avvenire, la richiesta dell’avvocata Alessandra Ballerini per conto dell’Adif, associazione diritti e frontiere, inviata ai ministeri dell’Interno e dei Trasporti per rendere pubblica, in base alle norme sulla trasparenza, la corrispondenza fra Viminale e Capitanerie è stata negata in quanto “la tipologia di atti richiesti non è soggetta a pubblicazione obbligatoria”.
Sempre secondo Avvenire, anche il Comune di Siracusa, con il sindaco Francesco Italia e l’assessora Alessandra Furnari, vuole vederci chiaro perché “ciò che ha caratterizzato la vicenda è stata proprio l’assenza di risposte formali”.