MILANO – A pochi mesi dalla fine del Quantitative Easing la Banca Centrale Europea si prepara a fornire nuovo ossigeno all’economia europea (la diretta Twitter). Con due mosse in parte sorprendenti, per le tempistiche della decisione più che per il contenuto, L’Eurotower ha annunciato un nuovo round di finanziamenti a lungo termine e condizioni agevolate per il sistema bancario (le cosiddette Tltro). La nuova serie di operazioni sarà lanciata a partire da settembre 2019 e terminerà nel marzo 2021. Le operazioni avranno cadenza trimestrale e ciascuna avrà una scadenza di due anni.
Non è tutto, perché la Bce ha esteso – nel suo comunicato dopo la riunione del Consiglio direttivo – l’orizzonte fissato per l’attuale politica dei tassi zero: resteranno agli attuali livelli fino a fine 2019. In precedenza, l’indicazione era di mantenere il tasso principale allo 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40% fino a dopo l’estate. Il 60% degli osservatori non si aspettava che questo orizzonte venisse modificato, mentre l’annuncio delle aste per le banche era atteso per aprile. La doppia risposta ‘accelerata’ della Bce testimonia invece quanto l’economia stia rallentando e quanto, nell’ottica della Banca centrale, sia necessario tornare a sostenere l’Eurozona. Un riflesso diretto si è visto sullo spread tra Btp e Bund tedeschi, sceso a 240 punti – minimi dallo scorso settembre – con rendimento di nuovo al 2,5% per la prima volta dal luglio scorso.
Banche in attesa dei finanziamenti agevolati di Draghi: 720 miliardi in scadenza
di RAFFAELE RICCIARDI
Mario Draghi ha esordito nella sua conferenza stampa ricordando che le nuove misure annunciate sono state prese dopo un’ampia valutazione del quadro macroeconomico, e “nell’obiettivo della stabilità dei prezzi”. Il governatore ha riconosciuto come ci sia un “sensibile rallentamento” dell’espansione economica. E le stime degli economisti di Francoforte – soltanto a un giorno di distanza dalla stroncatura delle previsioni da parte dell’Ocse – lo confermano: nel 2019 il Pil dell’Eurozona crescerà solo dell’1,1% e nel 2020 aumenterà dell’1,6%, contro l’1,7% previsto per entrambi gli anni nelle precedenti previsioni del dicembre 2018. Per il 2021 la Bce conferma una crescita dell’1,5%. Tagliata anche la previsione sui prezzi. L’inflazione dell’Eurozona per il 2019 è vista all’1,2% dall’1,6% atteso in precedenza. Riviste al ribasso anche le previsioni per il 2020 a 1,5% (da 1,7% precedente) e per il 2021 a 1,6% (da 1,8%). L’obiettivo della Bce, è bene ricordare, è di portare i prezzi vicino al +2% nel medio termine.
Draghi ha precisato che le probabilità di recessione dell’Eurozona siano “molto basse”. Ha però ricordato come, nonostante l’intervento odierno dell’istituto centrale, i rischi per le prospettive economiche dell’Eurozona “restano orientati al ribasso” a causa di una serie di fattori esterni che vanno dal protezionismo, alle incertezze intorno a Brexit, a “ciò che sta accadendo in Cina fino all’effetto sempre più debole dello stimolo fiscale negli Usa”. Tanto che, ha spiegato Draghi, alcuni governatori hanno proposto di estendere l’orizzonte dei tassi fermi fino al marzo 2020. Sollecitato dalle domande in sala stampa, il governatore ha elencato alcuni fattori interni all’area della moneta unica che stanno frenando l’economia, citando casi settoriali come “l’industria auto tedesca” o Paesi, come “l’Italia”.
Nel disegno suo e dei governatori centrali, le nuove aste (chiamate Tltro3) serviranno per “preservare le condizioni di credito favorevoli”. Draghi ha sottolineato che le decisioni odierne sono state prese all’unanimità, “segno positivo per la nostra coesione”. Come notavano alcuni osservatori, infatti, il ‘silenzio’ dei falchi delle ultime settimane lasciava presagire che sarebbe arrivato un supporto condiviso a scelte da colomba nel Consiglio direttivo.
Le banche potranno prendere a prestito denaro fino al 30% del valore dei prestiti concessi a società non finanziarie e famiglie (esclusi i muti per le case) alla fine di febbraio. Il tasso su questi finanziamenti sarà ancorato al tasso di rifinanziamento principale, non più a quello sui depositi, ma ci saranno delle condizioni che potranno renderlo più incentivante collegate all’erogazione di credito all’economia. La durata dei prestiti scenderà da quattro a due anni. Per le banche, in particolare quelle italiane, è una significativa boccata d’ossigeno: dalle “vecchie” operazioni andranno in scadenza oltre 700 miliardi di euro a partire dal giugno 2020, con oltre 200 miliardi in capo agli istituti tricolori. Con queste nuove operazioni, potranno sostituire i vecchi prestiti con i nuovi.