MILANO – Sportello postale alla periferia Sud di Milano, pochi metri dal Corvetto, il lembo meridionale di città che immette sull’Autostrada del Sole. Drappello sparuto e ordinato davanti alle porte a vetri: sono quasi le otto, apriranno tra una ventina di minuti. Cinque persone in attesa, tre sono qui per il Reddito di cittadinanza. Oggi è il grande giorno: partono le domande per accedere al beneficio che vale fino a 780 euro al mese, in caso di single che vive in affitto.
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di VALENTINA CONTE
Alla vigilia non si sono dissipati i molti nodi superstiti, soprattutto per quel che riguarda l’assunzione dei famosi “navigator”, le figure che dovrebbero accompagnare i beneficiari alla ricerca di un impiego e sui quali si consuma da settimane un braccio di ferro tra le Regioni (che li vorrebbero sotto il loro cappello) e lo Stato (che li vuole reclutare – da precari – attraverso Anpal).
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Reddito, partenza nel caos ancora scontro sui “navigator”
di VALENTINA CONTE
In attesa di scioglierli, così come di capire quale sarà il testo definitivo di legge che uscirà a giorni dall’esame della Camera, si parte. Sul sito del governo (www.redditodicittadinanza.gov.it) è apparso il link per fare domanda: nelle prime battute si sono segnalati problemi per l’accesso con Spid, l’identità digitale del cittadino, con la maggior parte dei gestori. Poi sono rientrati.
Qui hanno preferito venire di persona. “Sono con la lettera A, oggi tocca a me”, esordisce davanti allo sportello postale un uomo sulla quarantina. “Io ho la P, spero che non mi rimandino a casa”, fa eco una signora sui cinquanta, “assistente sociale e laureata”. L’invito delle Poste di presentarsi in ordine alfabetico è per lo meno arrivato al mittente, anche se qualcuno spera si possa chiudere un occhio. L’aspettativa è alta: “Speriamo vada tutto bene, che arrivini i soldi: mi servono e in generale possono far ripartire l’economia”, confida lui che si autodefinisce un “Isee a zero”, ovvero senza redditi da dichiarare nell’Indicatore sulla situazione economica equivalente, fondamentale per accedere al sussidio.
“Finalmente provano ad aiutare la gente che ha bisogno”, risponde lei. “E – incalza di nuovo lui – non credano di poter prendere i soldi e metterli sotto il materasso. Se ne prelevano 100 al mese, il resto che arriva sulla carta serve per pagare l’affitto, le bollette, la spesa, la farmacia”. Anche sul meccanismo di spesa, insomma, il messaggio sembra passato.
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I dubbi, condivisi qui da tutti, anche dal terzo signore sulla cinquantina che si aggiunge al gruppo ed è allo sportello per la domanda di Rdc, puntano altrove: sulle politiche attive. “Sono anni che salto da un Centro per l’impiego all’altro”, racconta. “Mai avuto uno straccio di lavoro, e da quest’anno neanche la tessera per circolare sui mezzi al prezzo agevolato di 50 euro. Se non cambia la situazione nei Centri, anche per questo giro rimbalzerò da una ricerca di lavoro all’altra, senza portare a casa nulla”.
“Oggi manteniamo una promessa”, dice in radio a Rtl il vice premier Luigi Di Maio, mentre gli addetti delle Poste aprono la porta: “Lo Stato si occupa degli invisibili, di persone meravigliose ma sfortunate che sono state alla periferia di questo Paese e dei temi politici”. Scoraggiata l’assistente sociale: “Collaboro con un’associazione non-profit e non ho stipendio. Non riesco a trovare lavoro, perché la laurea ‘spaventa’ le aziende”, denuncia. La speranza per il sussidio? “Vorrei partire con qualcosa di mio: più che i soldi, spero mi aiutino ad avviare un’attività”.
Lungo la penisola la situazione si presenta variegata. L’Ansa dal Veneto segnala che ai Caf principali non ci sono code,mentre la Cgil regionale spiega che la vera complicazione sono le domande per compilare l’Isee che hanno saturato le agende. Simone Zucca opera dal Caf Acli di Bologna, in centro città. “Abbiamo fatto 42 domande in due ore, questa mattina: gli uffici sono pieni e c’è fila”, ci spiega. Come responsabile della produzione a livello nazionale, ha il polso di tutta la rete del migliaio di uffici Acli: “Ricevute 1.215 domande alle 10 del mattino, un numero più che alto”, dice. Chi sta venendo negli uffici? “Sulla decina che ho seguito personalmente, la maggior parte erano stranieri con permesso di soggiorno illimitato. Pensionati e disabili altre categorie rappresentate. In generale, vediamo una platea variegata. Come prima sensazione a caldo, anche se ovviamente non spetta a noi giudicare, sono persone difficilmente collocabili sul mondo del lavoro”.