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La Cina lima gli obiettivi di crescita. Borse incerte in attesa della chiusura dell’accordo con gli Usa

Mar 5, 2019

MILANO – Ore 10:30. La Cina rivede al ribasso le previsioni di crescita per quest’anno, i mercati restano alla finestra in attesa di capire se dopo tante parole ci sarà un accordo concreto con gli Stati Uniti per evitare la spirale dei dazi sul commercio.

In occasione dell’apertura della riunione dell’Assemblea nazionale del popolo, Pechino ha fissato per il 2019 un obiettivo di crescita in un range compreso tra il 6% e il 6,5%. L’anno scorso, il target era del 6,5% e l’economia si è mossa al passo più lento degli ultimi 28 anni. Nel discorso d’apertura dell’Assemblea, il primo ministro Li Keqiang ha avvertito delle “difficile sfide” che attendono la Cina: “Nel perseguimento dello sviluppo quest’anno, affronteremo un clima più serio e complicato”, ha detto. cinese. “Dobbiamo essere pienamente preparati per una dura sfida”. Per stimolare l’economia, il premier ha annunciato un taglio delle tasse, a cominciare da una riduzione di tre punti percentuali dell’Iva, che punta a ridare vigore ad alcuni settori chiave, come la manifattura, i trasporti e le costruzioni.

In questo contesto, gli investitori mantengono la via della cautela. Le azioni erano state spinte, lunedì mattina, dalle notizie di un accordo quasi fatto tra Pechino e Washington sul tema dei dazi. Ma non è la prima volta che sembra di esser a un passo dalla meta, e ora i mercati vogliono fatti concreti: non a caso, ieri nel pomeriggio Wall Street ha perso terreno quando sono usciti dati macro (sulle costruzioni) che hanno messo in evidenza il rallentamento della crescita. I mercati europei non si schiodano dalla parità: Milano segna un rialzo dello 0,2%, Londra cresce dello 0,4%, Parigi e Francoforte salgono dello 0,1%.

Tokyo ha chiuso questa mattina in calo dello 0,44%, mentre Shanghai ha dato ancora fiducia alle chances di accordo salendo dello 0,88%. Ieri sera, negli Stati Uniti il Dow Jones ha perso lo 0,8%, lo S&P500 ha limato lo 0,39% e il Nasdaq lo 0,23%.

Sul fronte valutario si registra l’apertura stabile per l’euro sopra 1,13 dollari. La moneta europea passa di mano a 1,1325 dollari e 126,75 yen. Dollaro/yen in rialzo a 111,94. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi è a 257 punti base sulla piattaforma Bloomberg, ai valori della vigilia con un rendimento del decennale italiano al 2,73%.

L’agenda macro si concentra oggi sugli indici Pmi dei servizi dell’Eurozona. L’indice che anticipa l’andamento del settore extra-manifatturiero nella zona con la moneta unica si è rafforzato a febbraio a 52,8 punti, sopra la stima iniziale, portando il Pmi composito (che include anche il manifatturiero) a 51,9 punti. Ogni lettura sopra 50 puni indica espansione economica. Anche in Italia il Pmi dei servizi si è rafforzato oltre le attese a 50,4 punti; l’Istat ha intanto rivisto leggermente al rialzo le stime sul Pil nel quarto trimestre, confermando però la recessione tecnica. Occhi anche sulle vendite al dettaglio in Europa mentre negli Usa è la volta delle vendite di case nuove e dell’Ism servizi. In Cina, intanto, oltre alle indicazioni sul target di crescita è emerso il rallentamento dell’indice Pmi sui servizi, a 51,1 punti a febbraio contro i 53,5 del consensus. In espansione lo stesso dato in Giappone, per il 29esimo mese consecutivo.

Il prezzo del petrolio oscilla attorno ai 56 dollari con gli investitori che valutano gli effetti dei negoziati sui dazi fra Usa e Cina. Il Wti del Texas cede 20 centesimi a 56,33 dollari al barile. Il Brent cala di 33 centesimi a 65,34 dollari. Ieri, annotano da Cmc Markets, il prezzo dell’oro è sceso per un sesto giorno a 1,286 dollari, “a causa della minore richiesta di sicurezza e dalla salita del dollaro”.

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