La via europea alla riduzione dei rifiuti e degli sprechi alimentari passa per lo sviluppo di imballaggi alimentari biologici, compostabili, biodegradabili o riciclabili e dotati di sensori in grado di monitorare lo stato di conservazione dei cibi, assicurandone la qualità e prolungandone la data di scadenza.
Il progetto BIOSMART, co-finanziato dall’Unione europea e da gruppi industriali privati, sta infatti studiando nuovi approcci che consentano di integrare imballaggi a base biologica, rigidi e flessibili e trattamenti superficiali, sensori e nuovi antimicrobici e antiossidanti bio-attivi.
In particolare l’integrazione di sensori per l’ossigeno consentirà di rilevare se il rivestimento dell’imballaggio si sia rotto e l’ossigeno stia penetrando nell’imballaggio, indicando così quando il cibo è in procinto di rovinarsi o sia già stato rovinato e riducendo così l’attuale dipendenza dalle date di scadenza, che come sappiamo sono solo stimate e non reali.
In particolare questi imballaggi dovrebbero integrare anche un altro tipo di sensore, in grado di rilevare i gas amminici solitamente prodotti da carne e pesce quando si degradano, che possono quindi indicare deterioramento e rischio di intossicazioni alimentari. All’interno dell’imballaggio invece potrebbe essere usato il biossido di carbonio per rimpiazzare l’ossigeno e inibire la crescita dei batteri.
Secondo Amaya Igartua del centro di ricerca IK4-Tekniker di Eibar, in Spagna, nazione coordinatrice del progetto, questi nuovi imballaggi dovrebbero arrivare presto sugli scaffali di negozi e supermercati, garantendo al contempo riduzione dell’inquinamento e degli sprechi alimentari che, secondo molti studi, ammontano ogni anno al 40% del cibo prodotto globalmente.