“PIENA COMPENSAZIONE” è l’offerta di Samsung ai fornitori con i magazzini pieni di Galaxy Note 7 e di pezzi di ricambio per il phablet ritirato dal mercato – e la cui produzione è stata interrotta – a causa dei problemi di autocombustione. Il colosso coreano ha quindi avviato una campagna mondiale e multilivello di scuse e ripianamento di costi. Solo per i fornitori, le perdite sono state stimate in 1,7 miliardi di dollari. La debacle del Note 7 costerà all’azienda circa 5,3 miliardi di dollari sui prossimi tre mesi, calcolati su mancati profitti e costi di rimpiazzo. La causa, secondo l’analisi di ReCode, potrebbe essere una vite interna, deputata ad ancorare lo smartphone alla batteria: questa, se non stretta adeguatamente, potrebbe mandare in corto il circuito di alimentazione.
Ma al di là dei tecnicismi quello del Note 7, una macchina sulla carta di indubbio livello al netto degli evidenti problemi tecnici, è un fiasco che Samsung pagherà probabilmente oltre i tre mesi dei costi vivi del recall. Ed è l’insperata occasione per concorrenti più o meno diretti per mordere alle gambe il gigante coreano. Iniziano ad arrivare le indagini di mercato, come ad esempio quella di KGI, che vede ad esempio Apple come beneficiario diretto del problema Note 7. Lo scenario è però complesso e nell’equazione finale facilmente si inseriranno gli altri marchi Android di pregio. Che hanno tutti dispositivi freschi di lancio e dalle caratteristiche tecniche potenzialmente interessanti per l’utenza del robottino verde. Ma non equivalenti come concetto ed esperienza d’uso.
Nulla come il Note 7. La realtà del mercato infatti è che non c’è nei listini di nessun produttore un vero concorrente del Note 7. Il concept del dispositivo, oltre alla batteria capiente e alla potenza tecnica, prevede un display curvo da 5.7 pollici e la “pennina” digitale di Samsung, la S-Pen, con cui è possibile interagire col dispositivo in maniera unica, in modalità operative che privilegiano l’usabilità. Il Note 7 è (era) una macchina che nasce con l’utilizzo professionale in mente, e poi anche come device tuttofare per l’utente casuale. Samsung rischia quindi di pagare soprattutto l’unicità del dispositivo, che va rimpiazzato in tempi brevi ma che difficilmente prima di marzo-aprile 2017 avrà un erede. Che si ipotizza addirittura potrebbe chiamarsi Note 9, saltando del tutto la numerazione 8, proprio per sottolineare l’avanzamento generazionale.
iPhone e gli altri. KGI stima una forbice tra 5 e 7 milioni di utenti Samsung pronti a passare ad iPhone 7 dopo la debacle del Note. Questo presuppone però un completo cambio di paradigma: al di là del cambio di sistema operativo, gli ex utenti Samsung si troverebbero a dover riacquistare tutte le applicazioni, ammesso che esistano su entrambe le piattaforme, per recuperare la piena operatività. E anche in questo caso, mancherebbe la pennina. Non è un caso quindi che le ultime voci diano in sviluppo, sul fronte Apple, degli iPad Pro più piccoli, con cui la Apple Pencil (la pennina digitale della Mela) potrebbe funzionare. Ma si tratta di scenari avanti nel tempo.
L’utente Note 7 rimasto senza phablet oggi può con più semplicità guardare al mercato Android, evitando la tranzione ad un’altra piattaforma, e mantenendo in buona parte intatta l’esperienza d’uso nel proprio ecosistema di riferimento. Huawei, Xiaomi, Oneplus, Lg e Asus, solo per citare alcuni dei nomi più pesanti, hanno tutti in listino dei phablet performanti e dedicati ad un’utenza non necessariamente casual. Lo Xiami Mi5Plus è un esempio, un dispositivo Android che esteticamente prende molto da Apple, ma sono interessanti anche Il Mate 9 di Huawei, Lg V10 (o il prossimo V20) e Oneplus 3, il secondo in particolare tecnicamente molto vicino al Note 7. Sullo stesso livello l’Asus Zenfone 3 Deluxe. Da considerare anche la pura Google experience, il Nexus 6P di Google (anche se la linea Nexus è stata mandata in pensione dagli appena presentati Pixel, di cui il modello XL è avversario diretto del Note 7). Ma il Note resta concettualmente ancora un’altra cosa, è indubbiamente il prodotto di Samsung con maggior personalità. E quindi, non è da scartare l’ipotesi di sostituire il phablet piromane o con lo smartphone top di gamma di Samsung, il Galaxy S7, oppure con una mossa da ritorno al futuro: recuperare un Galaxy Note 5 o un Note Edge. Che sono recuperabili sul mercato da un po’, senza particolari report di esplosioni spontanee. E forse a beneficiare del crash del Note 7, potrebbe essere in parte anche la stessa Samsung.