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Pavia, è polemica per il convegno di CasaPound nel palazzo del Comune

Feb 14, 2019

Agli scontri politici (e non solo) tra antifascisti e forze di estrema destra Pavia è abituata. Ad accendere la polemica, questa volta, è una conferenza organizzata da CasaPound per discutere sul futuro della città in vista delle elezioni amministrative del prossimo maggio. Un’iniziativa prevista per sabato sera, alla quale parteciperanno alcuni esponenti lombardi del movimento e, in qualità di ospite, Luca Marsella, consigliere del X Municipio di Roma. A suscitare la protesta da parte dell’Anpi locale e di altri cittadini è soprattutto il fatto che il convegno si tenga nello storico e centralissimo palazzo del Broletto, in una delle sale comunali più importanti di Pavia. Una contraddizione rispetto al primato che il Comune si era conquistato nel 2017, quando era diventato il primo capoluogo di provincia in Italia ad approvare una modifica al proprio regolamento di polizia urbana per vietare presìdi, cortei o manifestazioni che potessero trasformarsi in propaganda di fascismo.

A sottolineare l’opportunità di revocare la concessione dello spazio comunale a un evento targato CasaPound sono, appunto, l’Anpi e la Rete antifascista di Pavia con una lettera rivolta al sindaco Massimo Depaoli e alla sua giunta di centrosinistra. L’associazione dei partigiani fa notare come il regolamento sull’utilizzo della sala del Broletto imponga che vi si svolgano soltanto iniziative che contribuiscano alla vita culturale della città e accrescano la reputazione di questo luogo. E l’ospite della serata di CasaPound, secondo l’Anpi, è inadeguato allo scopo: “Marsella – si legge nella lettera – è conosciuto per aver organizzato ronde contro i venditori ambulanti sulle spiagge di Ostia e per la sua amicizia con Roberto Spada, imputato per associazione mafiosa e già condannato in primo grado a sei anni con l’aggravante del metodo mafioso per l’aggressione al giornalista Daniele Piervincenzi”. Lo stesso Marsella, inoltre, è stato condannato in primo grado per aver minacciato un gruppo di liceali antifascisti gridando: “Vi accoltello tutti come cani, vi ammazzo tutti”.

Il sindaco risponde alla polemica, precisando che “la concessione delle sale comunali è disciplinata da un regolamento per il quale chi ne faccia richiesta per incontri politici, paghi la tariffa prevista e sottoscriva l’impegno a rispettare la Costituzione, le leggi e i regolamenti comunali ha diritto a occuparla”. Secondo il primo cittadino, “un Comune è chiamato a garantire la libertà di espressione e non può sostituirsi al ministero dell’Interno nella facoltà di determinare la legittimità di un’associazione o di un partito rispetto al dettato costituzionale”. “Dal punto di vista politico – affonda però Depaoli – esprimo tutto il nostro disagio e la riprovazione che il Broletto ospiti un’iniziativa promossa da una forza che predica discriminazione sfruttando il disagio sociale, a cui interverrà un consigliere condannato e al quale è stato annunciato pubblicamente l’appoggio elettorale del clan Spada, che non risulta abbia rifiutato”.

Il problema è che a nulla sembra essere servito quel “regolamento antifascista” approvato proprio per evitare situazioni di questo tipo. Il testo, che prevede l’autorizzazione all’uso di suolo pubblico solo per chi sottoscrive una dichiarazione di antifascismo e punisce con una sanzione pecuniaria le manifestazioni di propaganda fascista, non è mai stato applicato. E non vale, comunque, per le sale comunali. “Quanto a queste, però, la giunta aveva sempre detto che non le avrebbe mai concesse a nessuna organizzazione neofascista”, accusa l’Anpi nella sua lettera. Un regolamento antifascista, insomma, che rischia di rimanere una mera dichiarazione d’intenti.

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