MILANO – La crisi della Carige è dovuta alla “gestione scellerata non solo per l’incompetenza dei manager ma anche per le commistioni della politica”. Lo ha detto il vice premier, Luigi Di Maio che intervenendo alla Camera, ha parlato di “segreto di Pulcinella” con “vecchia politica e banche andate a braccetto”.
Il vice presidente del Consiglio è tornato sulle possibilità di intervento da parte dello Stato, che dopo il decreto apposito licenziato in Cdm riguardano la garanzia sulle obbligazioni e l’intervento diretto nel capitale. “Non so se interverremo ma se mettiamo dei soldi, la banca diventerà dei cittadini”, ha detto Di Maio. “In passato i soldi andavano solamente a coprire chi aveva creato il danno. Noi eviteremo che questo pesi sui lavoratori e i cittadini del territorio”. “I risparmiatori non dovranno pagare le colpe dei manager – ha aggiunto – Ai responsabili chiederemo di restituire i mega-bonus visto il disastro che hanno creato”.
Rep
Carige, tutti salvi i debitori vip che hanno spolpato la banca
di GIUSEPPE FILETTO e MARCO PREVE
Di Maio è quindi tornato alla carica con il motivo della divulgazione dei nomi dei debitori dell’istituto. Già in passato aveva promesso di “pubblicare l’elenco di utti i debito di Banca Carige”, oggi ha detto chi “c’è dietro la cortina dei nomi” ed ha citato Alessandro Scajola, fratello dell’ex ministro, Luca Bonsignore, figlio di un ex eurodeputato, Giovanni Marongiù, sottosegretario di Prodi, e Alberto Repetto, parlamentare dell’Ulivo.
D’altra parte, come ricostruiva Repubblica l’11 gennaio scorso, l’elenco dei debitori si trova facilmente fra gli atti dell’azione di responsabilità per danno reputazionale che la Cassa di Risparmio, con l’avvocato Andrea D’Angelo, ha appena intentato per la cifra di 138 milioni all’ex presidente dell’istituto Giovanni Berneschi e al presidente del comparto assicurativo Ferdinando Menconi, entrambi condannati in primo e secondo grado per truffa. Informazioni per altro già presenti nel dossier che nel 2013 gli ispettori di Bankitalia consegnarono alla Procura di Genova.
Tra i nomi che sono girati, un riferimento a Enrico Preziosi, patron del Genoa e industriale del giocattolo, con il suo sconto di 15 milioni concesso su un debito di poco superiore ai 50 milioni. Con la partita delle sofferenze da giocare, tra le posizioni citate ci sono quelle di Beatrice Cozzi Parodi, a capo di un impero dei porti turistici nel ponente ligure, che solo a fine 2016 ha raggiunto un accordo per la ristrutturazione del debito, o ancora il debito ristrutturato da 20 milioni della società Prelios.
Ancora, altri nomi noti quelli legati al mutuo da 35 milioni concesso al gruppo Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone per la costruzione del nuovo porto di Imperia. Un altro credito difficile – per 230 milioni – è quello che Carige vanta con il parco degli Erzelli (dalle “incerte prospettive” per Bankitalia nel 2013) una cittadella tecnologica sorta a metà sulla collina di Cornigliano, un tempo roccaforte dell’acciaio. Se da Erzelli si guarda verso il mare a ponente, ecco la Marina Aeroporto, porto turistico con annessi immobili. L’imprenditore Giuseppe Rasero, a capo dell’operazione, ha con Carige un’esposizione da 90 milioni. Ancora, tra i finanziamenti circolati di rosso ad esempio quelli per la famiglia Orsero (oggi il Gruppo Orsero è una nuova società scollegata a quella di allora) a capo di un impero che comprendeva l’importazione di frutta e il settore immobiliare.