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Venezuela, 160mila italiani registrati ma restano solo nove grandi imprese

Gen 25, 2019

La comunit italiana in Venezuela, paese oggi travolto da una durissima recessione economica e in pieno braccio di ferro tra il presidente chavista Maduro e quello autoproclamato Guaid, oggi la meno numerosa: terza dopo spagnoli e portoghesi, un ventesimo degli abitanti. Una curiosit: gli italiani hanno cambiato le abitudini alimentari dei venezuelani. Oggi il consumo di pasta pro capite in quel paese al secondo posto nel mondo, subito dopo l’Italia. L’anagrafe consolare segnala circa 160.000 connazionali registrati nei due consolati italiani in Venezuela (Caracas e Maracaibo). Il 65% ha il doppio passaporto. Le imprese made in Italy, invece, sono ormai una piccola pattuglia: solo nove tra i colossi delle costruzioni e dell’energia.

Con i discendenti oltre un milione di persone con origini italiane

Ai 160mila vanno aggiunte le persone non registrate nei consolati: si arriva cos a 200 mila persone. Se poi si sommano anche i discendenti di prima, seconda, terza o quarta generazione, che non hanno ottenuto la cittadinanza italiana, la cifra supera il milione.

L’Aire: sono 119mila persone. I consolati: 160mila

Secondo l’Aire, ovvero l’Anagrafe degli italiani all’estero, parliamo di oltre 119mila persone (il 2,3% del totale: oltre 5 milioni residenti all’estero, dato aggiornato al 2018). La distanza tra le stime giustificata dal fatto che, nonostante l’iscrizione all’Aire costituisca il presupposto per usufruire di una serie di servizi forniti dalle rappresentanze consolari all’estero, non tutti effettuano questa operazione.

Argentina al primo posto delle comunit in America Latina

La comunit italiana in Venezuela al terzo posto tra quelle che vivono in America latina: al primo c’ l’Argentina (quasi 820mila persone, dati Aire), seguita dal Brasile (quasi 416mila persone). Dietro al Venezuela c’ l’Uruguay (97mila circa), il Cile (58mila), il Per (33.800), il Messico (18.300) e l’Ecuador (18.200). Per quanto riguarda le regioni di provenienza degli oltre 119mila italiani residenti in Venezuela, la Campania al primo posto (28.500 persone), seguita dalla Sicilia (20.500) e dall’Abruzzo (15mila). Nel solo 2017, 768 italiani sono espatriati e si sono trasferiti in Venezuela.

I primi flussi migratori negli anni Trenta del XX secolo

Per tutti gli anni Trenta del secolo scorso la situazione politica del Venezuela, con le dittature di Cipriano Castro prima e Juan Vicente Gomez poi, ha fatto s che gli italiani che attraversavano l’Atlantico alla ricerca di un’occasione scegliessero come met l’Argentina e il Brasile.

Con il governo Betancourt fenomeno in crescita

L’inversione di tendenza stata nella seconda met degli anni Quaranta, quando il governo guidato da Betancourt, fondatore del partito socialdemocratico, alla guida del paese dal 1945 al 1948, ha adottato misure per favorire la manodopera proveniente dall’estero. In questi tre anni entrano nel paese 40mila stranieri, un quarto dei quali sono italiani.

Il dopoguerra e il programma Jimnez di rilancio delle infrastrutture

Nel decennio successivo, soprattutto sulla spinta della tragedia della Seconda guerra mondiale, dalla quale l’Italia era uscita in ginocchio, sono arrivati altri italiani, che hanno saputo sfruttare la politica economica promossa da Prez Jimnez, a cominciare dal programma di rafforzamento delle opere infrastrutturali. Molti sono tornati indietro; chi ha tenuto duro quasi sempre ha visto ricompensato il sacrificio dell’adattamento. L’obiettivo lavorare e fare soldi. La maggior parte degli italiani si stabiliscono nella capitale Caracas e nelle citt di Maracaibo, Valencia, Maracay, Barquisimeto, Puerto Cabello, La Guaira. Con lo sviluppo dell’industria siderurgica, anche a Puerto Ordaz. I contadini vanno nelle pianure, sulle Ande e negli Stati di Aragua e Miranda.

Italiani appartenenti alla classe media

Dai primi anni Cinquanta agli anni Ottanta, i settori primario e terziario trainano l’economia venezuelana. Gli italiani sviluppano attivit imprenditoriali, aprono piccole e medie imprese: sono attivi nell’ambito delle costruzioni, nel commercio, nei servizi. Fanno parte della classe media.

La stretta da Chvez a Maduro

Negli anni Novanta l’economia del Venezuela vive una fase di crisi. Sale al potere Hugo Chvez, con lo slogan: Essere ricco una cosa cattiva. Il populismo sale al comando. La classe media, e quindi anche gli italiani, finiscono sotto la lente del governo. Gli italiani non hanno un’adeguata rappresentanza all’Assemblea nazionale. Negli otto anni in cui il militare al potere, molte piccole imprese chiudono, in molti perdono il lavoro. La propriet privata osteggiata. Si registrano le prime file presso il Consolato italiano di Caracas: chiedono un visto per emigrare. Gli italiani in Venezuela si sentono abbandonati dal paese natale. Il quadro non cambia con sotto Maduro. Gli italiani sono sempre pi deboli, in un paese che, come dimostrano i fatti delle ultime ore, va sempre pi alla deriva.

Restano solo i grandi colossi

Secondo i dati di Infocamere, ad oggi sono solo nove le aziende italiane con una sede in Venezuela: Costruzioni linee ferroviarie (ingegneria civile), Trevi (lavori di costruzione specializzati), Saipem (costruzione di edifici), Travel auto (pubblicit e ricerche di mercato), Italferr (studi di architettura e ingegneria), Eni (energia), Cesab costruzioni edilizie, Eniprogetti (studi di architettura e ingegneria), Iscom (lavori di costruzione specializzati). Si tratta in sostanza delle grandi aziende, a testimonianza che solo chi ha una grande forza economica alle spalle pu affrontare le difficolt del paese.

GUARDA IL VIDEO – Svolta in Venezuela, Guaid si autoproclama presidente

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