Tra paure e sollievo
L’estensione e il livello di pericolosit della cerchia di fiancheggiatori, a cominciare da personaggi del narcotraffico sudamericano, hanno innescato negli investigatori una doppia inquietudine: che una cos trasversale rete avrebbe permesso a Battisti di scappare di nuovo, e che la stessa squadra dell’Interpol sarebbe stata attaccata mortalmente. Per impedire l’arresto. L’individuazione del terrorista, alle 17 di sabato scorso, nel secondo anello urbano di Santa Cruz de la Sierra, non lontano dal centro citt, stata, parole di Battisti, una vera liberazione. Perch non ce la facevo pi, a scappare; io lo sapevo che era iniziato il conto alla rovescia, e mi chiedevo quando sarebbe terminato. Ero stanco. Rassegnato all’epilogo. Ma forse bluffa, il terrorista. Fino a quando, protetto da un giubbetto anti-proiettile e caricato su un blindato nella paura di attacchi lungo il percorso — commando in azione per liberarlo oppure eliminarlo —, Battisti non ha visto dai finestrini la strada che porta all’aeroporto, pensava che ne sarebbe uscito ancora. Ai poliziotti aveva annunciato che avrebbe fatto ricorso, era sicuro di non muoversi dalla Bolivia, e nel caso di uno spostamento, pensava sarebbe tornato in Brasile, a casa sua. L’Italia la vedeva lontana. Per tacere della galera. Sull’aereo, il terrorista non s’ professato innocente: Sono colpevole, e su questo non si discute. Ma non sono colpevole di tutto quello che mi stato addebitato. No, non lo sono.