Vogliono boicottare il VAR. Un’esagerazione, certo, ma sarebbe la spiegazione più semplice per descrivere il caos che governa il mondo arbitrale di serie A. E sarebbe anche più facile porvi rimedio, ovvero rimuovere i sobillatori e gli oppositori, per far tornare tutto come pochi mesi fa, quando l’Italia veniva portata ad esempio ed in ideale trionfo verso Russia 2018, dove come Nazionale non c’eravamo, ma come squadra arbitrale sì, eccome! Invece la questione è molto, molto più complessa. Fatta sicuramente di poca qualità tecnica (ne ri-spiegheremo i motivi), di un designatore che per giustificare l’errore della domenica precedente, finisce per incartare gli episodi della domenica successiva, di un presidente dell’AIA che continua a confondere il suo ruolo politico con quello tecnico (un’ora e quaranta d’intervento all’ultimo raduno, tempo che poteva essere impiegato per spiegare meglio agli arbitri il concetto di fallo di mano, visto che anche sabato hanno dimostrato che non l’hanno ancora afferrato, piuttosto che sentire sermoni che non servono a nulla). Abbiamo sempre chiesto più VAR, perché continuiamo a ritenerlo l’unico strumento in grado di garantire la giustizia. Così, però, diventa nocivo.
FRATTURA – C’è subito un aspetto che colpisce. Ovvero, la frattura che esiste all’interno della stessa AIA fra chi dovrebbe dare l’indirizzo delle regole (il Settore tecnico) e chi quel messaggio dovrebbe recepire e trasferire agli arbitri (Rizzoli, Morganti, etc…). Perché basta un pizzico d’intelligenza, senza fare retropensieri, per capire che non è certo questo ammasso gassoso di interpretazioni difformi quello che può arrivare da chi quelle regole deve spiegare e interpretare. Presto, diciamo a ore, ci sarà un incontro proprio fra tecnici e designatori, per cercare di mettere una pezza. Rizzoli forse ha puntato troppo su un obiettivo impossibile.
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