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Uber Taxi parte da Torino, oggi alle 8 prima corsa. Mano tesa ai tassisti dopo le proteste: “Saremo partner leali”

Dic 4, 2018

L’app ha cominciato a funzionare alle 8 in punto. E qualche minuto dopo è stato chiamato il primo taxi. Uber ha scelto Torino per lanciare in Italia Uber Taxi, il nuovo servizio per prenotare un’auto bianca con lo smartphone. Il capoluogo del Piemonte è la sesta città in Europa – il servizio è già disponibile a Berlino, Dusseldorf, Atene, Dublino e Istanbul – e la prima italiana in cui viene attivata questa app. Gli altri servizi di Uber – Uber Black, Lux e Van – sono disponibili a Roma e Milano. A Torino la domanda c’è: sono già operative due app simili, MyTaxi e la torinese WeTaxi, e oltre 350mila persone – secondo i dati forniti da Uber – hanno provato a prenotare un viaggio attraverso la app da quando Uber se ne è andata nell’estate 2015, travolta dalle sentenze di tribunale e dalle proteste dei tasissti contro “Uber Pop”, l’applicazione che consentiva di fatto a chiunque di improvvisarsi autista.

Da quei tempi difficili, assicura ora Uber, molta acqua è passata sotto i ponti e soprattutto sono cambiati amministratore delegato e politiche aziendali: al posto del cofondatore Travis Kalanick, giudicato troppo aggressivo e andato in aspettativa dal giugno 2017, è arrivato da Expedia il più conciliante, e dialogante, Dara Khosrowshahi.

Uber Taxi parte da Torino, oggi alle 8 prima corsa. Mano tesa ai tassisti dopo le proteste: "Saremo partner leali"

Tre “schermate” di Uber Taxi a Torino

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Ma perché scegliere Torino, la piazza più calda delle proteste di tre anni fa, come trampolino di lancio per il resto d’Italia ? “A Torino non esiste Uber Black, non c’è quindi una sovrapposizione. C’è poi una ragione che dipende dallo spirito innovativo della città. E la misura è quella giusta: non troppo grande ma nemmeno piccola”. Alle auto bianche che si iscrivono viene prospettato un aumento del giro degli affari in cambio di una percentuale, analoga a quella praticata dalal concorrenza, del 7 per cento su ogni viaggio. “Dipende dalle città, ma in media le corse aumentano di un 20 per cento perché limitiamo i tempi morti”, spiega Fernandez.

L’algoritmo garantisce che un tassista, ancor prima di finire una corsa, abbia già un altro “servizio” in coda. Dopo il confronto nell’ultimo mese con la città e le auto bianche, nell’app sono state inserite alcune novità. C’è l’opzione “lasciare la mancia” oppure la richiesta del seggiolino per il bambino. Non solo. Ai tassisti viene garantito un report giornaliero e non settimanale delle corse. E per i clienti, se si è in gruppo, c’è la possibilità di suddividere il costo direttamente con lo smartphone.

“Abbiamo cercato di sentire le esigenze dei tassisti”, sottolinea Fernandez. Non c’è un dato del numero di auto bianche che hanno aderito,

ma se il servizio parte è il seg no che c’è chi ha risposto sì. Nella categoria resta molta diffidenza. “Sarà difficile trovare una corsa nei primi giorni – racconta Fernandez – perché di solito quando parte una nuova app tutti vogliono provarla”.

Il prezzo? “Quello delle tariffe ufficiali. Rispettiamo le leggi”. E non sono previste nemmeno promozioni: “Per gli utenti il benefit è poter contare su un servizio intuitivo e innovativo. Il nostro obiettivo è trasformare Uber in un portale per accedere a tutti i servizi di mobilità cittadina”. In futuro potrebbero arrivare Jump e Lime, società che stanno entrando nella galassia Uber e che si occupano rispattivamente di bike sharing e monopattino elettrico.

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