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In difesa di “spezzacchio”, allegoria di Roma e dell’Italia

Dic 3, 2018

Come sciagurato autore originario della definizione di “spelacchio” appioppata al larice piangente esibito a Piazza Venezia lo scorso dicembre, mi sento in dovere di intervenire a difesa di quel contorto e mutilato albero eretto oggi al suo posto e subito ribattezzato, crudelmente, “spezzacchio“, povera creatura alla quale dovranno essere addirittura inchiodati i rami per farlo sembrare vivo.

in riproduzione….

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“Spezzaccchio” è bellissimo, e andrebbe esbito cosi com’è, senza i chiodi, le palline, le luminarie, il trucco e parrucco che la sponsor Netflix intende usare per dargli uno splendore costoso e artificiale. È perfetto nella rappresentazione allegorica della Roma e dell’Italia del dicembre 2018, nella quale si celebra il compleanno del Divino Profugo buttando in strada decine di migliaia di umanissimi profughi bambini e sulla nazione governano due partiti sovrapposti l’uno all’altro esattamente come i due tronconi, tenuti insieme da chiodini di promesse e miraggi.

Nel nome della trasparenza, che è uno degli slogan pubblicitari più utilizzati, lasciamo che l’albero rifulga nella bruttezza di un tempo scuro, torvo, rancoroso e scontroso, esattamente come è “spezzacchio” . Ogni visitatore potrà, anziché subire le imposizioni arbitrarie degli addobbatori, vestirlo come preferisce, di rabbie o di illusioni, di odio o di tenerezza, essendo anche lui, poveretto, un profugo strappato alla terra di origine e buttato su una pubblica piazza dove trascorrere il Natale.

Avremmo finalmente un albero di Natale che corrisponderebbe alla realtà del tempo, riportandoci a quell’epoca in Palestina dove addobbi e lustrini non abbondavano tra le folle dei poveri transeunti come la famiglia di Giuseppe il Carpentiere.

rep

Resta irrisolto il mistero della capannina fabbricata con il legname di “Spelacchio” che la sindaca Virginia Raggi aveva promesso di fabbricare per mamme che avessero l’improvvisa necessità di allattare i loro neonati proprio in Piazza Venezia, del quale non c’è traccia, ma anche questo è bello e giusto: non è tempo, nel Natale italiano 2018, per mamme viandanti e per i loro piccoli.

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