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Federer sconfitto e arrabbiato. L’ottavo titolo a Wimbledon resta un sogno

Lug 9, 2016

WIMBLEDON – Il crepuscolo degli dei. Qurantott’ore dopo una miracolosa (e faticosa) rinascita contro Marin Cilic, Roger Federer ha dovuto cedere in semifinale a Wimbledon al pi giovane, pi potente e pi fresco Milos Raonic (6-3, 6-7, 4-6, 7-5, 6-3 in tre ore e 25 minuti di gioco). Il quale, a differenza del precedente avversario del campione svizzero, non si fatto prendere dalla paura di vincere. Alla fine, la stanchezza di Federer e la mancanza di lucidit su qualche colpo decisivo sono state altrettanto importanti del servizio strapotente del giovane canadese di origine montenegrina (23 aces e altri 12 servizi vincenti, una prima palla spesso sopra i 210 chilometri all’ora, e con punte fino a 230, una seconda palla a volte ugualmente devastante) e della sua persistenza.

A Federer non sono mancate le occasioni per arrivare all’undicesima finale a Wimbledon e a un possibile ottavo titolo. In vantaggio di 2 set a 1, nel quarto ha avuto tre palle break, poi nel decisivo dodicesimo gioco andato 40-0 e ha fatto due doppi falli, quanti ne aveva commessi finora in tutto il torneo. Nel quinto set, per il 34enne Federer l’energia del suo rivale di 25 anni, con un fisico da gladiatore, semplicemente stata troppo. Quando, al quarto gioco, finito lungo disteso sull’erba del Centre Court che gli ha riservato le pi belle soddisfazioni di una carriera straordinaria, l’immagine sembrata simbolica. Raonic gli ha strappato il servizio (dopo un altro doppio fallo dello svizzero) e da l in poi non c’ pi stata partita.

Il calo di Federer (nessuno nell’era Open, cio dopo il 1968, ha vinto Wimbledon alla sua et; l’ultimo ad andare in finale fu Ken Rosewall nel 1974) non toglie nulla all’impresa di Raonic, che da qualche tempo appariva il pi pronto di una nuova generazione di tennisti che fatica a sfondare il muro dell’eccellenza dietro il quale risiedono solo Djokovic, Federer, Murray. Al servizio ha aggiunto un miglioramento del gioco a rete e in questa semifinale si visto. Ora, ironicamente, se ne prender i meriti il terzo dei suoi allenatori (gli altri sono l’italiano Riccardo Piatti e lo spagnolo Carlos Moya), l’ex campione John McEnroe, reclutato subito prima di Wimbledon, tanto per continuare la moda degli “star coach” che ha funzionato cos bene per Djokovic con Boris Becker e Murray con Ivan Lendl.

Ma la domanda inevitabile sar ora non tanto se Raonic sia pronto a entrare nella superlite del tennis mondiale, quanto se questo sia il canto del cigno di Federer come possibile vincitore di Wimbledon o di un altro torneo del Grande Slam, dove le partite su 5 set pesano. Il campione svizzero non certo pronto a cedere le armi, anzi considera il suo recupero dopo l’infortunio che lo ha tenuto lontano dal Roland Garros come un segno che pu continuare ai massimi livelli. Wimbledon per il torneo dove ha le maggior chance, e non ce l’ha fatta. Comunque, non ho intenzione di mettermi in un congelatore fino a Wimbledon del prossimo anno, ha detto in conferenza stampa subito dopo il match, quando era visibilmente arrabbiato, ma non per questo meno disponibile e signorile nelle risposte. Il capitolo che si chiuso oggi per rischia seriamente di essere l’ultimo. Almeno sul suo amato Centre Court.

Tutto come da copione, invece, nell’altra semifinale, dove Andy Murray ha regolato con grande facilit e un triplo 6-3 il ceco Tomas Berdych e ora l’automatico favorito per la vittoria nella finale di domenica. Sarebbe il suo secondo successo, dopo quello storico del 2013. Ma attenzione a un affamato Raonic.

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