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Ue, i Paesi del Nord vogliono una stretta sul fondo salva-Stati: avvertimento all’Italia

Nov 2, 2018

Rep

MILANO – Una richiesta di riforma degli strumenti di mutuo soccorso dell’Eurozona, ma perché sia chiaro a Roma che nel Nord Europa non ammettono sgarri sulle finanze pubbliche che possano contribuire a generare tensione su tutto il Vecchio continente.

A tre giorni dalla riunione dei ministri delle Finanze nella quale l’italiano Giovanni Tria sarà ancora sotto la lente, riformare l’Eurozona con una stretta sul fondo Salva Stati ed una maggiore responsabilità dei singoli Stati sulle perdite è quanto hanno messo nero su bianco in un ‘paper’ i ministri delle Finanze di 10 Paesi nordici europei.

Si tratta di Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lituania, Lettonia, Svezia, Olanda, Slovacchia e Repubblica Ceca, della ‘neo-lega anseatica’. Secondo il quotidiano olandese De Volkskrant si tratterebbe di un “duro avvertimento all’Italia”, per come lo ha qualificato una fonte Ue a conoscenza del progetto. Hoekstra, ministro olandese, ha spiegato che la lettera congiunta è intesa a “proteggere i contribuenti olandesi” contro la cattiva gestione finanziaria di altri paesi dell’euro, per la ricostruzione di stampa.

In pratica, a quanto si ricostruisce si chiede che prima dell’attivazione di un prestito dal fondo di emergenza europeo si facciano partecipare alle perdite sulle obbligazioni i risparmiatori che le hanno sottoscritte, ristrutturando di fatto il debito. Secondo un diplomatico il messaggio è che “gli investitori in titoli di Stato italiani potrebbero perdere i loro soldi”. I dieci ministri chiedono che un eventuale prestito dal fondo di emergenza europeo di emergenza sia garantito prima che un Paese dell’euro abbia grandi problemi finanziari ed economici, in primo luogo se il debito nazionale è in fase di ristrutturazione. Ciò significa che i possessori privati di titoli di Stato dovrebbero subire le perdite prima del fondo. Gli attuali criteri per un prestito di emergenza rendono comunque già possibile uno sforzo da parte di investitori privati.

Dovrebbe essere un doppio avvertimento, dunque: sia verso chi volesse sottoscrivere il debito italiano, perché saprebbe che andrebbe incontro a un possibile haircut in vista di tensioni finanziarie. Sia per chi deve decidere la politica economica, perché saprebbe che a pagare le conseguenze di scelte fuori dal seminato sarebbero in primis i sottoscrittori dei Btp, in prima battuta i cittadini e le banche locali.

I dieci Paesi chiedono politiche fiscali prudenti a livello europeo, convinti che il “fondo SalvaStati debba essere adeguatamente attrezzato” e avere per questo “pieno accesso” alle informazioni dei bilanci pubblici degli Stati. Tali Paesi sostengono “il ruolo rafforzato dell’Esm, come istituzione intergovernativa responsabile dei suoi azionisti. Il suo ruolo principale dovrebbe rimanere il finanziatore di ultima istanza per gli Stati”. Ma “la prima linea di difesa nelle difficoltà finanziarie dovrà essere a livello nazionale”.

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