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La manovra perde i pezzi: slittano pensioni e reddito
di ALDO FONTANAROSA
MILANO – Dai pacchetti di sigarette alle ripetizioni, passando per le terre alle famiglie che danno alla luce il terzo figlio e i bonus per assumere i “cervelloni”, nella Manovra finanziaria si annida una miriade di micro-interventi, che passano in secondo piano rispetto alle proposte su pensioni e reddito di cittadinanza. Eccone una rassegna, in base alla ultima relazione tecnica della legge di Bilancio circolata.
130 milioni dai tabacchi, 10 cent in più a pacchetto di sigarette. Più tasse sulle “macchinette”
L’aumento della tassazione sulle sigarette potrà portare un aumento medio del prezzo del pacchetto nell’ordine dei 10 centesimi, stima la relazione tecnica disponibile. La nuova imposizione fiscale, dicono i tecnici che hanno studiato gli impatti della misura, determina una maggiore accisa nell’ordine di 3-4 centesimi a pacchetto, a seconda delle fasce di prezzo di vendita. Ma per il fumatore il conto sarà più salato: “Tenuto conto dell’effetto moltiplicatore (circa 4,77 per le sigarette con prezzi medio/alti e 1,1 per quelle con prezzi bassi incisi dall’onere fiscale minimo)”, si legge nella relazione, “l’incremento della fiscalità, che decurta i ricavi dei produttori, potrebbe essere recuperato da questi ultimi con un aumento dei prezzi di vendita di circa 10 centesimi al pacchetto da 20 sigarette per tutte le fasce di prezzo (bassi, medi e alti)”.
Nel complesso, la Manovra prevede per il 2019 rincari della tassazione per le sigarette di quasi 108 milioni, altri 22,5 milioni per il tabacco trinciato, circa 1,8 milioni per i sigari, per un totale di 132,6 milioni. Un gettito quasi doppio – circa 240 milioni di euro – è previsto poi dall’aumento dello 0,5% del PREU, il prelievo erariale unico sugli apparecchi del gioco d’azzardo, “macchinette” e videolottery.
110elode, bonus per 6mila assunzioni purché il “cervellone” non arrivi dalle Università telematiche
Tra le misure di settore, anche un chip da 50 milioni di euro per agevolare il passaggio dai banchi dell’Università alla professione per i “cervelloni” che si sono distinti col massimo dei voti. I datori di lavoro potranno evitare il versamento dei contributi previdenziali (ma non Inail) per un anno ed entro un limite di 8mila euro se assumeranno con contratto subordinato a tempo indeterminato laureati o dottori di ricerca. Non tutti, però. I primi devono aver ottenuto il diploma magistrale, dal 1° gennaio 2018 al 30 giugno 2019, “con una votazione pari a 110 e lode entro la durata legale del corso di studi, prima del compimento del trentesimo anno di età, in università statali e non statali legalmente riconosciute, italiane o estere se riconosciute equipollenti in base alla legislazione vigente in materia, ad eccezione delle Università telematiche”. Per i dottori di ricerca, sempre ottenuto dal 1° gennaio 2018 al 30 giugno 2019, l’impegno è che sia arrivato “prima del compimento del trentaquattresimo anno di età, in università statali e non statali legalmente riconosciute italiane ad eccezione delle Università telematiche”. La stima dei tecnici è che – limitando le risorse a 50 milioni di euro per l’anno 2019 e a 20 milioni di euro per il 2020 – si possano realizzare “circa 6.000 assunzioni” agevolate, “nell’ipotesi che per ogni assunzione venga fruito il beneficio massimo di euro 8.000”.
Fondi per 900 specializzandi medicina in più
Novecento nuovi contratti di formazione specialistica per i medici, a partire dal 2019. E’ l’effetto dell’incremento previsto in legge di bilancio dei fondi per gli specializzandi, secondo quanto spiega la relazione tecnica alla manovra. Al finanziamento complessivo già previsto di 708 milioni se ne aggiungeranno “22,5 per il 2019, 45 milioni per il 2020, 68,4 milioni per il 2021, 91,8 milioni di euro per il 2022 e 100 milioni di euro a decorrere dall’anno 2023”.
Ripetizioni, un mercato da 1 miliardo per il 90% in “nero”
Si è già parlato della “cedolare secca” sulle ripetizioni: dall’anno prossimo, i professori titolari di cattedre nelle scuole di ogni ordine e grado sono soggetti a una imposta sostituitva dell’Irpef al 15 per cento. La relazione si interroga sugli effetti finanziari e stima – sulla base di uno studio della fondazione Einaudi – che il giro d’affari delle lezioni private sia di ogni anno intorno al miliardo, solo il 10% del quale risulta regolarmente dichiarato. Applicando a questi 100 milioni di compensi dichiarati l’aliquota del 15% (ovvero la differenza tra l’aliquota media Irpef del 30% e la nuova flat tax), si stimano 15 milioni di euro di ammanchi alle casse dello Stato annui. Se si sommano gli effetti delle addizionali locali, si stimano minori entrate per 17,1 milioni di euro. Senza prudenzialmente indicare un emersione di gettito da quel 90% di lezioni private che ad ora rientrano nel “nero”.
Il Mise investitore in Startup (30 milioni) e il voucher per gli “innovation manager” (25 milioni)
Tra le voci dedicate ai nuovi trend industriali e tecnologici (BlockChain, Intelligenza artificiale, Internet of Things e via dicendo), entra un provvedimento per affrontare il ritardo del Venture Capital italiano, quegli investimenti privati che servono a far fare il salto di qualità alle giovani aziende. Presso il Mise arriverà il “Fondo per il sostegno al Venture Capital” da 30 milioni all’anno tra il 2019 e il 2021 (diventano 5 per gli anni successivi, fino al 2025), che a sua volta possa investire in fondi di VC. Ci sono poi altre disposizioni che riguardano la semplificazione dell’offerta di strumenti finanziari tramite i fondi di VC.
Sempre strizzando l’occhio all’innovazione, arriva il voucher perché le Piccole e medie imprese possano pagare i professionisti del cambiamento tecnologico: un contributo a fondo perduto per “agevolare l’inserimento nelle Pmi dei cosiddetti manager per l’innovazione”, dettaglia la relazione, “vale a dire professionisti che devono assicurare la gestione delle attività di un’impresa inerenti ai processi di innovazione del business, in termini di processi organizzativi, prodotti/servizi e pensiero manageriale, stimolando la ricerca di soluzioni legate alla digital transformation e favorendo culturalmente l’introduzione e il consolidamento di idee innovative in azienda per lo sviluppo di un vantaggio competitivo sul mercato con la conseguente crescita del business”. Il contributo vale 40mila euro annui, che diventano 80mila per le reti di impresa, nel limite massimo di spesa di 25 milioni.
L’alternanza scuola lavoro diventa un “percorso per le competenze trasversali” (più corto)
Da una parte ci sono 50 milioni in un fondo per i percorsi formativi legati all’apprendistato, dall’altro già suscita polemiche tra gli addetti ai lavori il taglio dell’alternanza scuola-lavoro. Che cambia etichetta, diventando “percorso per le competenze trasversali” ma con orario ridotto. La Manovra, relativamente a quanto avviene nelle tre classi terminali dei corsi di studio della scuola secondaria di secondo grado, riduce il monte ore negli istituti professionali, da 400 ore nel triennio a non meno di 180; negli istituti tecnici, da 400 ore nel triennio a non meno di 150; nei licei, da 200 ore nel triennio a non meno di 90. L’effetto è un risparmio di spese per oltre 56 milioni.
Terre al terzo figlio e Resto al Sud: gli incentivi
Ha già fatto parlare di sé, anche sui social in termini ironici, ma la relazione dettaglia meglio l’incentivo per le famiglie che facciano il terzo figlio ad interessarsi all’attività agricola. “Le famiglie con terzo figlio nato negli anni 2019, 2020 e 2021 hanno in concessione gratuita per 20 anni un terreno fra quelli messi a disposizione del Demanio”, dice il testo. “Medesimo beneficio viene destinato alle società costituite da giovani imprenditori agricoli che riservano una quota societaria ai predetti nuclei familiari pari al 30%”. Perché la campagna non resti desolata, ma anzi si incentivi “lo sviluppo e il ripopolamento delle aree rurali, le famiglie concessionarie del terreno possono accedere ad un mutuo a tasso zero, fino a 200.000 euro, per l’acquisto della prima casa in prossimità del terreno”: dotazione prevista da 5 milioni di euro per l’anno 2019, in crescita a 15 milioni per l’anno dopo.
Oltre all’incentivo che collega demografia e terreni, cambia la misura “Resto al Sud” ampliando la platea dei potenziali beneficiari anche ai non più giovanissimi, tra i 36 e i 45 anni di età. Le agevolazioni si allargano poi ai liberi professionisti, rimasti inizialmente esclusi. Non ci sono però nuovi soldi per questa misura, visto che resta il limite di 715 milioni di euro a valere sulle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione 2014-2020.
Stretta su banche e assicurazioni
Rep
Banche: agli azionisti rimborsi del 30%, esclusi i Bond
di MAURIZIO BOLOGNI
Si dettaglia meglio la stretta fiscale che era emersa già con il Draft Budgetary Plan inviato alla Ue a metà ottobre. Sale infatti l’aliquota dell’acconto d’imposta sui premi assicurativi, attualmente dovuta nella misura del 59 per cento nel 2019 e del 74 per cento per gli anni successivi, che viene così “rideterminata al 75 per cento per l’anno 2019, al 90 per cento nel 2010 e al 100 per cento dal 2021 a decorrere”. Le compagnie assicurative dovranno dunque anticipare il versamento delle imposte che incassano dagli assicurati ogni volta che si stipula una polizza, e che corrispondono al 12,50 per cento del dovuto. Da questa misura si attendono circa 832 milioni.
Quanto alle banche, porterà nelle casse dello Stato circa 3,3 miliardi di euro. In primo luogo viene rinviata al 2027 (anno d’imposta 2026) la possibilità di dedurre il 10% di svalutazioni e perdite sui crediti ai fini di Ires e Irap: nel 2019, intanto, aumenta il gettito di 950 milioni, della perdita futura se ne riparlerà tra un decennio. A questa voce, si aggiunge il differimento su dieci esercizi della deducibilità delle perdite attese sui crediti (in base al nuovo principio contabile IFRS 9 che impone di postare in bilancio anticipatamente quelle perdite). Spalmando questa possibilità in un decennio, e valutandola 1,3 miliardi nel complesso, nel primo anno si ha un beneficio di 1,17 miliardi.