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Spettro elezioni, Milano perde l’1,6% con le banche. Lo spread sale verso 130

Mag 8, 2018

MILANO – I listini azionari europei partono incerti non prendendo la scia alla chiusura leggermente positiva di Tokyo, che ha guadagnato lo 0,18% in una seduta partita debole e dominata dalle incertezze sull’imminente decisione di Donald Trump in merito all’accordo nucleare del 2015 con l’Iran. Milano avvia gli scambi cedendo lo 0,3%, Parigi lima lo 0,25%, Francoforte lo 0,2% e Londra – ieri chiusa – riesce a guadagnare lo 0,2%.

I dati macroeconomici segnalano un mese florido per l’export di due delle potenze commerciali globali, la Cina e la Germania. Nel primo caso, nonostante le tensioni sui dazi con gli Stati Uniti, le esportazioni di aprile sono balzate ben oltre le attese (+12%), con importazioni solide che hanno fatto crescere il saldo commerciale che mostra un avanzo di 28,78 miliardi di dollari. Nel mezzo della guerra commerciale, gli scambi con gli Stati Uniti si sono gonfiati ancora di più: il surplus mensile ammontava a 22,2 miliardi, il 4,2% in più di un anno prima e ben il 44% più del dato di marzo, quando c’era stato un calo eccezionale. Dopo aver registrato un deficit commerciale inaspettato di 5 miliardi di dollari a marzo, la Cina è tornata a registrare le sue consuete eccedenze commerciali con il resto del mondo. In miglioramento anche la bilancia commerciale della Germania, che a marzo ha segnato un surplus di 22 miliardi di euro, contro i 19,4 miliardi di febbraio (dato rivisto dal precedente 19,2 miliardi). Gli analisti avevano pronosticato un surplus commerciale di 19,9 miliardi. Le esportazioni sono salite dell’1,7% (consensus +1,8%), mentre le importazioni sono diminuite dello 0,9% (consensus +0,9%). Bene anche la produzione industriale tedesca, chee rimbalza a marzo, dopo la frenata di febbraio e si attesta a +1% mensile.

A Piazza Affari si registra il primo trimestre di Italgas, chiuso con un utile netto di 74,7 milioni di euro, in crescita del 4,5% rispetto al primo trimestre 2017 e con ricavi per 281 milioni di euro (+1%). Sotto i riflettori sempre Tim, il cui cda ha nominato ieri Conti presidente, dando tutti i poteri all’ad Genish.

In Italia si attendono i dati sulla produzione industriale da Istat, mentre si avvicina l’ipotesi di un governo “neutrale” che traghetti il Paese verso nuove elezioni. Partono intanto le audizioni sul Documento di economia e finanza.

L’euro apre in rialzo sopra quota 1,19 dollari, dopo aver toccato ieri il minimo dell’anno a 1.1889 dollari. La moneta europea passa di mano a 1,1920 dollari e va giù a 129,92 yen. Dollaro/yen in ribasso a 108,91. Stabile anche lo spread tra Btp e Bund a 124 punti (125 ieri in chiusura di giornata). Il rendimento del titolo decennale italiano è all’1,78%.

Ieri sera, Wall Street ha chiuso positiva ma allontanandosi dai massimi quando Trump ha annunciato che oggi (nella serata italiana) renderà nota la sua scelta sull’accordo nucleare iraniano: il Dow ha segnato alla fine +0,39%, il Nasdaq è salito dello 0,77%. Oggi il numero uno della Fed, Powell, parla da Zurigo e si attendono indicazioni sui tassi.

Le quotazioni dell’oro scendono sui mercati asiatici in attesa delle decisioni degli Usa sull’uscita dall’accordo sul nucleare con l’Iran: il lingotto con consegna immediata cede lo 0,2% a 1.312,1 dollari l’oncia. Dopo la recente fiammata, tornano a scendere sotto i 70 dollari le quotazioni del petrolio, anch’esse orientate dalla tensione geopolitica. Ora gli investitori valutano le possibili conseguenze della reintroduzione delle sanzioni americane verso Teheran e i contratti sul greggio Wti con scadenza a giugno perdono 94 centesimi a 69,79 dollari al barile. Il Brent passa di mano a 75,40 dollari.

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