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Def al Parlamento, corsa per evitare l’aumento Iva. Allarme da Padoan: “Incertezza politica frena investimenti”

Mag 8, 2018

MILANO – Parte il lavoro sul Def 2018 da parte del Parlamento, il primo banco di prova per eventuali “maggioranze di fatto” anche se la situazione sembra sempre più scivolare verso nuove elezioni. A inaugurare i lavori, l’audizione del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che mette in guardia dal “protrarsi dell’incertezza politica”, che potrebbe “frenare la ripartenza degli investimenti”. Dall’Europa, ovviamente, monitorano ma trasmettono tranquillità: “Continuiamo ad avere fiducia nel presidente della repubblica italiana e nelle istituzioni italiane e non ho nulla da aggiungere”, dice il portavoce della Commissione europea alla domanda se l’esecutivo fosse preoccupato del fatto che a giugno in Italia potrebbe non esserci un governo in carica con pieni poteri.

Il Documento di economia e finanza è stato licenziato dall’esecutivo in forma “tecnica”, ovvero che si limita a prendere atto delle traiettorie che l’economia italiana assumerà nei prossimi mesi senza ulteriori interventi politici, visto che manca ancora un governo in grado di fare le riforme e le scelte necessarie. Potrebbe però essere il veicolo per sottoscrivere un impegno politico condiviso per fermare l’aumento dell’Iva, che scatterebbe dal 2019, con un intervento rinviato a un provvedimento successivo prima dell’estate o alla stessa Nota di aggiornamento a settembre. “Il rialzo può essere evitato e il gettito può essere sostituito da futuri interventi legislativi, per esempio con la legge di Bilancio per il 2019”, ha ricordato Padoan nella sua relazione.

Previsioni degli istituti nazionali e internazionali sulla crescita del PIL italiano

(variazioni percentuali)
2018 2019
GOVERNO (aprile ’18) 1,5 1,4
PROMETEIA (marzo ’18) 1,4 1,3
REF.IRS (aprile ’18) 1,2 1,2
CER (gennaio ’18) 1,5 1,2
BANCA D’ITALIA (gennaio ’18) 1,4 1,2
OCSE – Interim Economic Outlook (marzo ‘18) 1,5 1,3
COMMISSIONE UE – Spring Forecast (maggio ‘18) 1,5 1,2
FMI – WEO (aprile ‘18) 1,5 1,1

Fonte: elaborazione Servizio Studi Senato-Camera

Nel corso della sua relazione, Padoan ha detto che è vero che la crescita italiana è modesta, “da fanalino di coda, come spesso si dice”, ma ha sottolineato come sia “un problema di lungo periodo che ha radici strutturali” e anzi nell’ultimo anno il ritmo è stato superiore, anche in considerazione del fatto che “in questi anni abbiamo stimolato l’economia correggendo i conti”. Ha rivendicato come le iniziative di governo abbiano aiutato a recuperare un milione di posti di lavoro e ammonito: “Il protrarsi di un’incertezza politica” è “potenzialmente in grado di frenare la ripartenza degli investimenti”. Secondo il ministro, in ogni caso, il più grande rischio che pende sulla crescita è la guerra commerciale.

L’esame vero e proprio del documento inizierà solo la prossima settimana, con qualche giorno di slittamento rispetto alla tabella di marcia iniziale, e dovrebbe concludersi giovedì 17 maggio con il mandato al relatore per l’Aula. A quel punto i gruppi potranno presentare le loro risoluzioni. Secondo le indicazioni che giungono dal Parlamento ci sarebbero dei margini per arrivare a una risoluzione condivisa ma circoscritta alla sola sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, impegno su cui si registra una volontà comune. Tuttavia i contatti avviati tra i partiti, al momento, sarebbero stati ‘congelati’ in attesa di capire l’evoluzione dello scenario politico e l’esito del terzo giro di consultazioni. Nel caso in cui non si raggiungesse un’intesa tra i gruppi, ogni forza politica presenterà la sua risoluzione senza che nessuna sia approvata a maggioranza.

Ieri il capo politico del Movimento cinque stelle, Luigi Di Maio, ha ribadito che l’aumento dell’Iva va scongiurato nel Def, senza aspettare la formazione di un nuovo governo, procedendo poi con un decreto legge se fosse necessario. Sterilizzare le clausole di salvaguardia costa 12,4 miliardi nel 2019 e circa 19 nel 2020. In assenza di interventi, l’aliquota Iva ridotta del 10% salirà nel 2019 all’11,5% e nel 2020 al 13%, mentre quella ordinaria del 22% passerà al 24,2% dal 2019, al 24,9% dal 2020 e al 25% dal 2021.

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