Stefano Chioffi
sabato 1 ottobre 2016 00:23
ROMA – Era un terzino, faceva la riserva nell’Inter di Ronaldo, lo aveva scelto Hector Cuper, “l’hombre vertical”, rimasto nella memoria per uno scudetto perso in novanta minuti il 5 maggio del 2002 contro la Lazio, all’Olimpico, in un clima surreale. Ha girato l’Europa, ha giocato in Svizzera (Lugano) e in Inghilterra (Arsenal), in Spagna (Celta Vigo) e in Italia: è stato convocato a lungo nella “Seleccion”, quando i ct erano Daniel Passarella e Marcelo Bielsa. Ora, a quarantasei anni, dopo aver collaborato in panchina anche con Diego Simeone, Nelson Vivas allena l’Estudiantes di La Plata, quattro Coppe Libertadores esposte nel salotto della sede. Il suo presidente è Juan Sebastian Veron, un’altra storia italiana tra Parma, Sampdoria, Lazio e Inter. Dal ruolo di mezzala alla scrivania, seguendo il cuore: Veron si sente a casa sua nel club biancorosso, qui ha vinto anche la Champions del Sudamerica seguendo le orme del papà, Juan Ramon, soprannominato la “Bruja”, la “strega”, un biglietto da visita con tre Libertadores.
PRIMO POSTO – L’Estudiantes ha ingranato subito la marcia giusta in campionato: è primo dopo quattro giornate, ha sempre vinto, dodici punti, nove gol realizzati e nessuno subito da Mariano Andujar, ex Palermo, Catania e Napoli, l’unico portiere ancora imbattuto della “Primera Division” insieme con Jorge Broun del Colon. E adesso, domani, cercherà il quinto successo consecutivo nel derby di La Plata sul campo del Gimnasia. Cerca la fuga, l’Estudiantes, che ha già quattro punti di vantaggio sul River Plate, cinque sul Boca Juniors e sette sul Lanus, campione in carica. Niente promesse, però. Il campionato è lungo, terminerà il 4 maggio del 2017. Trenta club, ventinove giornate in calendario, le squadre si affrontano solo una volta. Con una eccezione: un trentesimo turno destinato ai “Clasicos”, a cominciare da Boca Juniors-River Plate.
IL TREQUARTISTA – A livello tattico, Nelson Vivas, ha assimilato una cultura europea: difesa organizzata, pressing, un 4-2-3-1 che funziona. E una delle chiavi del gioco nasce dai blitz degli esterni: sulla fascia sinistra si muove Carlos Auzqui, classe 1991, tre gol, mentre sulla destra c’è Gabriel Graciani (1993), altra pedina decisiva. Ma gli spunti più belli, anche in rapporto all’età, alla sua carta d’identità, li ha offerti una mezzapunta di diciannove anni, Lucas Rodriguez, mancino, dribbling e velocità, assist e passaggi telecomandati: è alto un metro e 69, è la mascotte dell’Estudiantes, è nato a Berazategui, in provincia di Buenos Aires, il 27 aprile del 1997. I compagni e i tifosi lo chiamano “Titi”. In Argentina lo hanno già paragonato a Ezequiel Lavezzi per il fisico e le caratteristiche.
IL NUMERO DIECI – Lucas Rodriguez è stato scoperto da Gabriel Milito, fratello di Diego ed ex allenatore dell’Estudiantes, ora sulla panchina dell’Independiente. Ha cominciato a giocare nell’Ateneo Popular, nel 2010 vinse il titolo di capocannoniere nel campionato “LISFI”. Ha debuttato in “Primeira Division” il 10 luglio del 2015 contro il San Martin di San Juan (0-0), entrando in campo al 79’: in quella stagione firmò un gol all’Aldosivi e una doppietta al Quilmes. In questo campionato ha acceso subito la luce, trascinando l’Estudiantes nella prima giornata, davanti al Tigre (3-0), con un gol. Vivas gli ha consegnato la maglia numero 10. E lo considera il valore aggiunto del club insieme con il centravanti Ignacio Bailone, classe 1994, un metro e 90, due reti e due assist in questa fase iniziale del campionato.