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Inchiesta rifiuti, De Raho: “Ok smascherare, ma bisogna seguire le regole”

Feb 24, 2018

“Sul merito dell’inchiesta di Fanpage sono felice che si siano smascherati contesti di illegalità, ma sull’aspetto della correttezza della legge, l’agente provocatore non corrisponde alle nostre regole processuali e legali”, dice il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho commentando l’inchiesta giornalistica di Fanpage sui rifiuti in Campania.

“L’agente provocatore è colui che interviene creando una situazione di illegalità e questo non è consentito dal nostro ordinamento – prosegue -. Anche dove la legislazione prevede per le indagini un infiltrato o un agente sotto copertura, si prevede che l’agente interviene per acquisire elementi di prova in relazione a traffici illeciti, che sono già in corso. Creare la situazione di illegalità non è consentito perché determina un concorso nel reato – ancora De Raho -. E’ una sottile distinzione, qualcuno può ritenere che dal punto di vista del risultato sia meglio capire chi sia più propenso a condividere condotte di illegalità più che osservare la legge, ma poiché sono un magistrato direi che osservare le regole è la strada maestra che dobbiamo seguire”.

“Le inchieste giornalistiche di questo tipo finiscono per avere ricadute negative sulle acquisizioni delle indagini. L’inchiesta di Fanpage probabilmente tra due, tre anni nessuno più la ricorderà, mentre l’intervento giudiziario con una condanna a 10-15 anni di reclusione sarà ricordata da tutti e tutti capiranno che non bisogna percorrere quella strada”, aggiunge De Raho rispondendo ai cronisti che gli chiedevano delle parole del candidato premier Luigi Di Maio, sul fatto che l’inchiesta di Fanpage su rifiuti e politica avrebbe dovuto farla lo Stato.

Il procuratore ha parlato anche di elezioni e baby gang.

Elezioni. In vista delle elezioni del 4 marzo “serve un controllo dello Stato sui seggi ma ancora prima un controllo dei soggetti ‘camorristicamente’ esposti, per capire se essi stessi hanno già individuato delle linee di voto”, dice De raho commentando il possibile condizionamento del voto da parte della criminalità organizzata. “Tutt’ora si fanno perquisizioni finalizzate per capire se ci sono già modelli di schede che confermano che il voto si concentrerà su alcun soggetti sostenuti dalla camorra o dalle altre mafie. Questo è uno dei molti metodi di indagine messe in campo per evitare il condizionamento del voto da parte della criminalità”.

Il magistrato ha sottolineato: “Certamente in tutti i quartieri e i territori dove la camorra, la mafia, la ‘ndrangheta e le forme di criminalità organizzata pugliese hanno un capillare controllo del territorio devono esserci presidi di garanzia del voto libero. A cominciare dal controllo su seggi elettorali per evitare meccanismi come la scheda ballerina che, come emerso dalle indagini, consiste nel far uscire la scheda dal seggio e farla rientrare già riempita. Ma penso anche al condizionamento intimidatorio o persuasivo con promesse lavoro o altro compenso”.

Baby-gang. “Se le forme di aggregazione criminale di giovani, come le baby-gang, “derivano da organizzazioni camorriste, bisogna intervenire con la procura per i minori anche con nuove forme di intervento come la sospensione della potestà genitoriale, per percorsi positivi in grado di rappresentare un’alternativa ai giovani portandoli fuori da contesti criminali”, crede il rpocuratore che spiega anche che a volte le baby gang sono “frutto del controllo della camorra che familisticamente si perpetua in maniera capillare attraverso forme di violenza molto dure per dimostrare, appunto, quanto sia capillare il proprio controllo del territorio”.

“Questi giovani possono essere portati – aggiunge – a percorsi professionali e formativi e inseriti in circuiti diversi da quelli criminali. In questo modo cominciano a capire che esiste anche una società diversa; a volte è l’ignoranza che impedisce ai giovani di capire quale strada prendere. Il giovane si trova a volte su un ciglio in cui può cadere da un lato o dall’altro ma ha ancora la possibilità di percorrere la strada della legalità, solo che la si insegni dando

una alternativa sociale, economica e familiare”.

Il procuratore ha spiegato che le baby gang altre volte sono però anche “spontanee forme di emarginazione sociale ed economica a cui rispondono così i ragazzi”. “Di fronte a forme di questo tipo bisogna pensare a percorsi formativi, educativi e richiamare le famiglie a un maggior controllo, come pure le scuole e i servizi sociali” conclude De Raho.

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