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Igor: “Sono arrivato in Spagna in bicicletta”

Feb 15, 2018

BOLOGNA – “Sono arrivato in Spagna il 21 settembre, in bicicletta”. Parola di “Igor”, il serbo accusato di tre omicidi nel Paese iberico e di almeno altri due in Italia, commessi ad aprile 2017 tra le province di Bologna e Ferrara. Lo avrebbe detto lo stesso Norbert Feher nell’interrogatorio davanti ai magistrati di Alcaniz, quando fu interrogato dopo il suo arresto, a metà dicembre.

Secondo quanto riportano i media spagnoli, il killer ha detto anche di aver usato 23 identità diverse nella sua latitanza e che dopo il suo arrivo in Spagna a settembre, avrebbe lavorato per un periodo nella raccolta della frutta a Lerida e che ha vissuto nei comuni di Xirivella e Catarroja, nei pressi di Valencia, prima di trasferirsi a Teruel dove sarebbe stato da fine novembre o inizio dicembre, e dove poi ha ucciso due agenti della Guardia Civil e due allevatori. Dopo, sempre secondo il suo racconto, sarebbe voluto tornare nella zona di Valencia, dove aveva alcune conoscenze.

Sempre secondo media iberici, la polizia locale aveva sospetti su un’ipotetica presenza nel Paese da luglio e questo anche perché il 4 luglio a Manises, nella regione di Valencia, fu identificato un italiano, un vecchio compagno di cella del serbo. Durante il controllo di routine, l’uomo disse che era in vacanza, ma da verifiche più approfondite, attraverso il sistema “Sirene”, regolato dagli accordi di Shengen, emerse un collegamento passato tra l’italiano e “Igor”.

Fu a causa di questo presunto legame che si iniziò a ragionare sulla possibilità che il killer fosse in Spagna e la polizia di Manises avrebbe appeso

una foto del latitante nella propria bacheca. Il luogo in cui Feher uccise e fu poi arrestato è però a centinaia di chilometri di distanza, un’area poco abitata nell’Aragona. Le dichiarazioni dell’arrestato sui suoi contatti spagnoli dovranno essere confrontate con quanto emergerà dall’analisi dei dispositivi elettronici che gli sono stati sequestrati al momento dell’arresto, per ricostruire la presunta rete di fiancheggiatori o complici della latitanza.

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