Ha un giorno di vita, pesa poco più di 2 chili e 800 grammi e si chiama Prince. E’ il figlio di una coppia nata nel centro per richiedenti protezione internazionale di Spinazzola, nella provincia di Barletta, Andria e Trani. Prince per ora può restare in Italia, perché sua madre Doris ha appena ottenuto un permesso umanitario dalla commissione territoriale di Foggia. Ma suo padre no.
I genitori di Prince hanno due storie parallele: sono scappati dai conflitti in Nigeria e hanno attraversato l’Africa fino alla Libia, senza incrociarsi per pochi mesi. Da qui poi si sono imbarcati su diversi gommoni, hanno vissuto derive diverse, sono stati salvati da due navi di organizzazioni umanitarie differenti.
La meta è stata la stessa: il cas Borgo Saraceno di Spinazzola, gestito su mandato della prefettura di Barletta-Andria-Trani dalla cooperativa sociale Medihospes. Jolly, 26 anni, è arrivato per primo nel settembre 2016. Doris, che di anni ne ha 24, ha raggiunto il centro poco dopo. Entrambi hanno richiesto la protezione internazionale per le persecuzioni subite in patria: lei l’ha ottenuta, lui no.
“Prince è divenuto il messaggero di una gioia
incontenibile – racconta il responsabile della comunicazione, Cosimo Forina – che si è materializzata in un abbraccio collettivo, festa. Perché la vita, una nuova vita, qui dove tutti sono segnati per diverse ragioni da una diaspora forzata, diventa simbolo di speranza e futuro”. Intanto Jolly, che nelle due udienze davanti alla commissione ha raccontato anche della gravidanza della sua compagna, ha presentato ricorso al tribunale di Bari ed è in attesa di giudizio.