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L’Europa abolisce il geoblocking: che cosa cambia per i nostri acquisti online

Feb 7, 2018

ROMA – Entro la fine dell’anno lo shopping online all’interno dell’Unione Europea sarà veramente libero, senza restrizioni basate sul Paese di provenienza. Il Parlamento ha infatti approvato il regolamento che manda in soffitta il geoblocking. Il termine potrebbe non essere noto a tutti, molti consumatori però ci si sono già scontrati.

Come funziona il geoblocking. Molti siti di ecommerce consentono l’acquisto solo ai clienti del proprio Paese. Facciamo l’esempio di un italiano che vuole acquistare su un sito spagnolo: dopo aver scelto il prodotto, al momento di finalizzare l’acquisto verrà reindirizzato alla pagina italiana del sito. Dove, però, non è detto che lo stesso prodotto sia disponibile.

Il geoblocking può manifestarsi anche in altri modi. Ci sono negozi online che non accettano carte di credito emesse da banche di altri Paesi europei, altri che negano la registrazione agli utenti che hanno un indirizzo fisico in un’altra Nazione. Restrizioni ingiustificate che vanno contro il principio del mercato unico digitale e molto diffuse: secondo un’indagine della Commissione, il 63% dei siti non consente agli acquirenti di comprare da un altro Paese Ue. Il geoblocking riguarda soprattutto gli elettrodomestici, ma è molto colpito anche il settore dell’abbigliamento.

Cosa cambierà. Le nuove regole, che entreranno in vigore prima della fine del 2018, vieteranno qualsiasi blocco geografico e discriminazione nell’acquisto di beni ma anche di servizi immateriali come cloud e spazio web per siti Internet. Lo stesso si applicherà anche ai biglietti di concerti, ingressi a mostre, noleggio auto e parchi divertimento. Eurodisney è stato uno degli esempi più celebri di geoblocking: il parco per bambini, che si trova in Francia, era finito nel mirino della Commissione per aver applicato prezzi maggiorati ai clienti tedeschi e inglesi che acquistavano online.

Il nuovo regolamento prevede anche che i beni debbano essere spediti alle stesse condizioni di consegna offerte agli acquirenti locali, o ritirati in un luogo concordato da entrambe le parti in un Paese europeo in cui il venditore prevede questa possibilità. Non c’è quindi l’obbligo di spedire all’estero alle stesse tariffe dei clienti locali.

Cosa non cambierà. Non cambierà nulla per il retailer online per eccellenza: Amazon già consente la registrazione e l’acquisto anche sulle versioni in altre lingue rispetto a quella del Paese in cui si trova il cliente. In questo caso, però, chi ha un account Prime – che prevede la spedizione in un giorno a costo zero per migliaia di prodotti – non se lo vedrà riconosciuto sulla versione estera. Significa che bisognerà pagare le spese di spedizione.

Per tutti i contenuti digitali protetti dal copyright, come e-book, musica e giochi online, resta invece il geoblocking: non vi si potrà accedere dall’estero. Il Parlamento è però riuscito a spuntare una “clausola di revisione” che impone alla Commissione di rivalutare la questione entro due anni.

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