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Facebook, il caso Boldrini dimostra che la privacy può passare in secondo piano

Feb 4, 2018

un artigiano di Torano Castello, piccolo comune del cosentino disteso sulla valle del Crati, l’autore del fotomontaggio comparso su Facebook che ritraeva Laura Boldrini con la testa insanguinata e la scritta “Sgozzata da un nigeriano inferocito, questa la fine che deve fare cos per apprezzare le usanze dei suoi amici”. stato individuato dagli agenti del Cnaipic (Centro anticrimine informatico della Polizia) che si sono avvalsi dell’aiuto proprio di Facebook.

Fin qui i fatti. La notizia, tuttavia, ha una portata ben pi ampia del semplice fatto di cronaca. E impone una lettura tutta nuova.

Lo scenario dei social sta cambiando, per volere delle autorit, ma anche di aziende come Facebook, sempre pi nel mirino per i contenuti falsi o violenti condivisi sulle piattaforme. Proprio Facebook nelle ultime settimane, o comunque da quando scoppiato lo scandalo Russiagate, ha intensificato gli sforzi per scovare fake news e post inappropriati, con l’istituzione di veri e propri team che di occupano della verifica. Un lavoro difficile, considerando che gli utenti del social network di Mark Zuckerberg sono oltre due miliardi. Ma comunque un segnale importante, anche in vista delle prossime elezioni politiche.

Boldrini: non sottovalutare il moltiplicarsi dell’odio sul web

Sul caso della foto della Boldrini, per, si andati ancora oltre. Perch da quanto appreso, Facebook ha collaborato in moto fattivo all’individuazione dell’autore del post. Un po’ una prima volta, che apre a scenari futuri molto diversi da quelli a cui siamo abituati. Scenari che tirano in ballo l’identit digitale, sempre pi legata a quella fisica. Oggi Facebook (ma anche Google ed altre big del web) ha gli strumenti per risalire all’identit del gestore di un account, a prescindere dal fatto che si tratti di un profilo falso. Fra i dati in possesso del colosso di Zuckerberg, per ogni profilo, ci sono indirizzo email, geolocalizzazione e sempre pi spesso, numero di telefono degli utenti. Negli ultimi mesi, infatti, proprio per autenticare molti account, Facebook sta spingendo sull’aggancio di un numero di telefono al profilo. Ovviamente si tratta di dati sensibili che la societ californiana custodisce nel rispetto di normative sulla privacy sempre pi stringenti.

La collaborazione con le forze di polizia per l’individuazione dell’utente che ha postato per primo la foto della Boldrini con la testa insanguinata, per, ci dice che esistono casi specifici in cui la privacy passa in secondo piano. E che forse, da oggi in poi, diffondere odio e notizie false nascondendosi dietro un falso profilo non rimarr un’azione impunita.

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