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Gucci, maxi stipendio e mini tasse per l’ad italiano

Gen 29, 2018

Guadagnare 8 milioni netti di euro all’anno, tra Italia e Lussemburgo, e pagare un’inezia di tasse. Il giochetto farebbe parte dell’accordo che, stando alle carte esaminate dal consorzio giornalistico EIC e pubblicate dall’Espresso (leggi l’inchiesta del settimanale), nel 2014 è stato offerto al top manager italiano, Marco Bizzarri, dal gruppo Gucci, controllato dal miliardario francese, François-Henri Pinault.

Bizzarri, nel 2014, è diventato Ceo di Gucci previo un sofisticato marchingegno fiscale, grazie al quale avrebbe avuto la possibilità di non pagare alcuna imposta, sui due terzi degli 8 milioni di euro di cui si è detto. “Caro Marco, dopo averne parlato con François-Henri, la proposta è di offrirti la remunerazione netta di 8 milioni di euro, come da tua richiesta”, il contenuto di una e-mail inviata a Bizzarri dal direttore generale della holding Kering, facente capo a Pinault e alla testa, oltre che di Gucci, dei marchi Yves Saint Laurent e Bottega Veneta. E il sostanzioso risparmio fiscale? Sarebbe stato ottenuto grazie a due contratti di lavoro distinti. Uno, in Italia, da 2,5 milioni di euro, l’altro, in Lussemburgo da 5,5 milioni. Ma, nel granducato, il top manager italiano non ha mai lavorato nè figurava avesse un recapito. In più Bizzarri, dal 2010, risiedeva in Svizzera, nel comune ticinese di Vico Morcote dove, grazie a un forfait fiscale, pagava 146 mila franchi di imposte all’anno. Sui 118 mila euro secondo il cambio odierno.

“Una persona che gode di un forfait fiscale in Svizzera e che lavora in Italia o in Lussemburgo, non paga alcuna imposta sul reddito della sua attività da noi”, ha spiegato un funzionario dell’agenzia delle entrate elvetica. In sostanza, per il Comune di Vico Morcote, Bizzarri aveva un tenore di vita da mezzo milione di franchi l’anno, poco più di 400 mila euro, in base ai quali aveva ottenuto il forfait fiscale. Di conseguenza, sulla base all’accordo propostogli da Pinault, non avrebbe pagato alcuna imposta sui 5,5 milioni di euro dello stipendio lussemburghese, ma solo sui 2,5 di quello italiano. Circa 1,2 milioni di euro secondo l’Espresso, circa il 13% di quanto corrisposto dall’azienda.

Il gruppo che fa capo a Pinault, dal canto suo, afferma che “Kering e Gucci hanno implementato una governance che ambisce ad assicurare il pieno rispetto delle normative fiscali a tutti i livelli, inclusi i propri dipendenti. Per quanto riguarda il Dott. Bizzarri, egli è pienamente in regola con i propri obblighi fiscali in Italia, Paese nel quale è fiscalmente residente“.

Sul marchingegno fiscale, messo a punto per rendere più allettante l’ingaggio del CEO di Gucci, non fa alcun commento. Fatto sta che, nel dicembre scorso, si è appreso che l’agenzia delle entrate italiana stava conducendo una verifica, per capire se Gucci ha pagato tasse sui profitti generati dalle vendite in Italia, in un altro paese con un regime fiscale più favorevole.

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