venerdì 26 gennaio 2018 09:56
ROMA – «In questo momento sono una persona felice». Domenica Gianluigi Buffon compirà 40 anni e, nonostante un periodo non certo indimenticabile della sua carriera, il capitano della Juventus vive serenamente il suo lento distacco dal calcio giocato. «Il pianto di Milano – ricorda il numero uno della Nazionale, riferendosi al post Svezia-Italia, in un’intervista pubblicata oggi su ‘La Repubblica’ – andava oltre l’amarezza di un fallimento che pensavamo impossibile, è stata la conseguenza di una grande responsabilità sportiva nei confronti dell’intero paese e la reazione di un uomo che a quarant’anni avverte le emozioni in maniera più profonda rispetto a quando ne aveva venti».
LA VOGLIA – Il suo lungo infortunio lo ha paradossalmente spronato: «Nella vita nulla accade per caso. La sosta mi ha fatto bene, mi ha inviato un messaggio chiaro, mi ha costretto a pensare. Oggi sento dentro di me un desiderio di competere anomalo per la mia età». Un desiderio di competere che gli ha fatto quasi cambiare idea sulla decisione di lasciare, tanto che potrebbe proseguire ancora una stagione: «Incontrerò presto il presidente Andrea Agnelli e ne parleremo.
Voglio il bene della squadra, capire che tipo di vestito posso indossare, se la Juventus pensa che io possa essere ancora importante. Mi piacerebbe ma la soluzione migliore va trovata con la società. Dobbiamo costruire assieme, se possibile, un percorso logico e condiviso. Certo è che non voglio diventare un problema né per la Juve né per i miei compagni. Se sarei disposto ad accettare anche un’alternanza tra i pali con Szcsesny? Ho sempre dato spazio agli altri. Sono contento per lui. È un grande portiere e se dovessimo vincere il campionato gran parte del merito sarà suo. Come suo sarà il futuro».
AGNELLI – Un rifiuto di Agnelli non lo spingerebbe a prendere in considerazione altre opzioni: «La Juve o nulla. Se ricordo le critiche a Zoff quarantenne? Non voglio passare per un vecchiaccio che mente persino a sé stesso per aggrapparsi con le unghie e i denti al suo monumento e alla pagnotta. In questa stagione ho fatto un’imperfezione contro l’Atalanta e un errore su punizione con la Spagna. Ho giocato partite da fenomeno, altre normali, altre ancora magari modeste, eppure la Fifa mi ha premiato come il miglior portiere del 2017. Mi sento come mi sentivo sei, sette anni fa».
FUTURO FUORI DAL CAMPO – Su ciò che farà nella prossima vita ancora non ha le idee chiare: «Qualche giorno fa ho chiesto consiglio a Lippi. Ci siamo sentiti al telefono. Prenditi un anno sabbatico, mi ha detto Marcello, guarda il mondo del calcio dall’esterno e con un po’ di distacco, cerca di capire che cosa ti interessa veramente. Ripeto: non cerco un porto sicuro, meglio avere addosso un po’ d’ansia. Ho sempre convissuto con la paura, invecchiando ho imparato a tenerla a bada, sono diventato più umile. Dopo, mi rimetterò a lavorare.Tutto qui». Non sarà impossibile ritrovare Buffon nel ruolo di tecnico: «Se succederà non sarò l’allenatore di un club. Ho una compagna (la giornalista Ilaria D’Amico, ndr), tre figli che adoro e alle spalle ventotto anni di vita quotidiana organizzata dagli altri minuto dopo minuto. Vorrei prendermi il lusso della noia. Ci sono momenti nel quali desidero essere solo, ma solo solo. Mezze giornate mie in cui posso fare di tutto, durante le quali nulla mi è proibito. La panchina della Nazionale è vuota? Ecco, un incarico da ct non mi dispiacerebbe. È un impegno stimolante, con una responsabilità istituzionale e educativa. Rappresenti un paese intero. Unisci, non dividi. Se la mia è una candidatura per guidare l’Italia? No. Ho detto che mi piacerebbe fare il ct di nazionali, non degli azzurri». (Ha collaborato Italpress)