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Eventi a rischio, il capo della polizia polemizza con i sindaci: “Siamo stufi di fare la foglia di fico”

Gen 18, 2018

“Nel momento in cui avvengono fatti gravi, il magistrato va a cercare una posizione di garanzia, e molto spesso il questore è il soggetto a cui riferire le responsabilità. Torino docet. Quindi noi abbiamo detto basta, siamo stanchi di fare le foglie di fico rispetto a responsabilità che non sono le nostre”. Così il capo della Polizia, Franco Gabrielli, in visita a Vercelli, ha risposto ad alcune domande sulla circolare per la gestione delle manifestazioni pubbliche che stabilisce precise responsabilità su safety e security, facendo preciso riferimento alla tragedia di piazza San Carlo, per la quale è indagato l’ex questore Angelo Sanna assieme alla sindaca Chiara Appendino, al prefetto Renato Saccone e ad altri ritenuti dagli inquirenti responsabili di negligenze che costarono il ferimento di 1526 persone e la morte di una donna.

A questo proposito Gabrielli ha poi polemizzato con i sindaci, in particolare con quelli che lamentano l’impossibilità di organizzare eventi a causa dei costi aggiuntivi per la sicurezza imposti, a loro dire, dalla circolare Gabrielli: “Mi aspettavo, anche un pò ingenuamente, un plauso dai sindaci: più che la famigerata circolare Gabrielli, esiste un secondo comma dell’articolo 40 del codice penale, secondo il quale chi ha l’obbligo giuridico di impedire che avvenga un tragico fatto, e non lo impedisce, equivale a cagionarlo: e quello è il fondamento del reato colposo. Questi signori che si preoccupano anche legittimamente del fatto che non hanno i soldi per garantire la sicurezza, dovrebbero sapere che se succede un evento come una morte o lesioni – ha sottolineato Gabrielli – loro ne rispondono”.

“La circolare

Gabrielli – ha aggiunto – contiene semplicemente un elenco più o meno indicativo di quelle che sono le disposizioni di legge. Il fatto che oggi qualcuno non faccia gli eventi perché non ha i soldi, mi fa sorgere il fondato sospetto che prima si facevano le cose così, perché si è sempre fatto. Credo che per certi versi sia più sopportabile l’etichetta di colui che attenta alla socialità pubblica, piuttosto che sacrificare vite umane”.

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