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“Cara figlia ti raggiungo in bici”, la sfida di mamma Rosalia: 700 Km tra Como e Barcellona

Gen 11, 2018

“Mamma, mi vieni a trovare?”. Il telefono squilla da Barcellona, dove Valentina si è trasferita e da un anno lavora come barista. Dall’altra parte c’è la mamma, Rosalia Ciancio, 57 anni, di Cabiate, in provincia di Como. Una vita passata dietro al bancone del bar, tra sacrifici e sveglie prima dell’alba. Ma con la bicicletta sempre pronta e la voglia di viaggiare in testa. Il cinque gennaio ha tirato giù la saracinesca e ha affisso un cartello: “Chiuso”. Poi è salita in sella alla sua mountain bike ed è partita, tra gli sguardi increduli dei suoi clienti. Direzione Barcellona, dalla figlia. Settecento chilometri in otto tappe, passando per i villaggi e la natura incontaminata della Provenza e i Pirenei. Cannes, Brignoles, Salone de Provence, Lunel e Serignan.

“Ho pedalato in mezzo ai fenicotteri e mi hanno dato un’energia pazzesca”, racconta con il sorriso Rosalia mentre bisticcia con il cane della proprietaria di casa – una camera in tipico stile provenzale prenotata su AirBnb – che vorrebbe giocare con lei. Ma “a fine giornata la stanchezza si fa sentire”, ammette la mamma che pedala per dieci ore al giorno. “Fisicamente sono distrutta. Ma dentro di me sto bene”. L’ultima notte l’ha passata a Leucate, al confine con la Spagna. La meta ormai è vicina – sul suo taccuino c’è scritto che l’arrivo sarà sabato 13 gennaio, a mezzogiorno – e Rosalia non sta più nella pelle: “Non vedo l’ora di riabbracciare mia figlia”. Ma la meta, in realtà, è solo un pretesto. “Ogni tappa è importante”, precisa Rosalia mentre sistema le borse sulla sua mountan bike. Il casco, qualche crema e un cambio di vestiti: solo le cose essenziali perché “nella vita per stare bene hai bisogno di poco”, dice mentre mette in carica il suo smartphone, unica tecnologia ammessa a bordo.

“Tutte le partenze e gli arrivi, e anche quello che succede nel frattempo hanno un significato”. Persino gli imprevisti, che in questo viaggio non sono pochi. A Sanremo le è caduto un ramo di palma in testa, e dopo un assaggio di primavera in Costa Azzurra, si è trovata in mezzo al vento e ai fulmini di Brignoles mentre la polizia francese per sbaglio l’ha dirottata su un’autostrada. Ma Rosalia prende tutto con il sorriso. Anche ieri mattina, quando è rimasta a terra con la sua bici. “Ero in mezzo a una strada di campagna e non sapevo cosa fare. Avevo bucato. Ma non mi sono fatta prendere dal panico. Mi sono guardata attorno e ho iniziato a fotografare”. Fino a quando una macchina ha accostato. “È sceso un signore, un antennista. Aveva l’auto piena di attrezzi ma ha fatto spazio e mi ha portata in una ciclofficina che mi ha aggiustato il copertone. E sono ripartita”.

E così “ogni giorno è un’avventura” racconta Rosalia, che alle spalle ha già un giro della Sicilia in bici e tre cammini di Santiago. Viaggia da sola per scelta, anche se ammette di non sapersi bene orientare. “Litigo sempre con il navigatore. Oggi mi ha fatto fare trenta chilometri a vuoto”. Le paure? “Vanno affrontate, altrimenti diventano ansie”. E questo è anche uno dei tanti messaggi positivi che Rosalia vuole trasmettere alla figlia con questa avventura. “Spero di portarle una bella energia per farle credere di più in se stessa”. Lei che, ci tiene a dire, non è una ciclista. “Per me la bici è un mezzo spirituale. Quando pedalo respiro, guardo il mondo, conosco

nuove persone. E sto bene”. Perché “il viaggio in fondo è una metafora della vita: ci sono giorni belli e giorni brutti. Ma ti mette sempre alla prova”. Il ritorno, però, lo farà in aereo. Ad aspettarla, all’aeroporto di Orio al Serio, ci saranno i ciclisti della Cabiatese. “Mi scrivono tutti i giorni. Sono i miei primi fan. Anche se mi dicono che sono matta”. E, confessa, “nessuno di loro l’avrebbe mai fatto”.

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