MILANO – Continua la fase di attesa dei mercati, reduci da un 2017 estremamente positivo e da una ulteriore accelerazione nelle prime giornate dell’anno nuovo. Wall Street ha segnato ieri sera i primi ribassi di questo 2018 e i listini europei sono cauti: Milano avvia la giornata intorno alla parità con i primi realizzi sulle banche, dopo gli acquisti della vigilia. Parigi, Londra e Francoforte sono intorno al +0,1%.
Ha fatto molto rumore nelle ultime ore la risalita dei rendimenti americani (fin quasi al 2,6% per i decennali), che si è rafforzata sulle ipotesi di stampa di un disimpegno da parte cinese dagli acquisti di Treasury. Notizie smentite da Pechino: “La notizia potrebbe citare una fonte di informazione sbagliata o potrebbe essere una ‘fake news'”, ha tagliato corto un portavoce della State Administration of Foreign Exchange (Safe), in una nota postata sul sito.
Prima di questa smentita, gli indici americani avevano chiuso la loro seduta in rosso, la prima per S&P500 e Nasdaq. Hanno pesato sugli investitori anche i timori di un ritiro Usa dai negoziati per il trattato commerciale nordamericano Nafta, con Reuters che definiva il presiente Trump sempre più convinto di chiudere le porte a Messico e Canada. Il Dow ha perso così lo 0,07%, lo S&P500 lo 0,11% e il Nasdaq lo 0,14%.
Euro in lieve calo in avvio di seduta sui mercati valutari. La moneta unica scambia a 1,1933 rispetto al dollaro (1,1959 ieri sera dopo la chiusura di Wall street. Lo yen è in rialzo a 133,4. L’agenda macroeconomica si concentra per l’Italia sulle vendite al dettaglio e sulla produzione industriale per l’Eurozona. Negli Usa si guarda a richieste di sussidi per la disoccupazione e prezzi alla produzione di dicembre. Poco mosso lo spread fra Btp e Bund che segna 150 punti contro i 149 della chiusura di ieri. Il rendimento del decennale italiano è al 2,03%.
A Piazza Affari, Pirelli ha chiuso il collocamento di un pacchetto dell’1,78% di Mediobanca (tutta la sua partecipazione) incassando quasi 153 milioni di euro.
Questa mattina la Borsa di Tokyo ha terminato la seduta in negativo, ritracciando dai massimi in 26 anni, appesantita dal graduale processo di rafforzamento yen sulle principali valute. L’indice Nikkei cede lo 0,60% a quota 23.710,43, in calo di 77 punti. Sul mercato dei cambi lo yen si assesta ai massimi da novembre sul dollaro, a quota 111,70, e sulla moneta unica a 133,60. A novembre il superindice economico del Giappone – che monitora i dati relativi all’occupazione, alla fiducia dei consumatori, alla produzione, al mercato immobiliare e azionario – si è attestato a 108,6 punti, come da attese e in rialzo rispetto ai 106,5 di ottobre. Di nuovo da Pechino si registra che l’economia dovrebbe essere cresciuta nel 2017 intorno al 6,9%: è la stima del premier Li Keqiang, in accelerata sul 6,7% del 2016, minimi degli ultimi 26 anni. Il governo aveva stimato inizialmente per l’anno appena concluso un aumento del 6,5% del Pil, mentre i dati definitivi verranno diffusi il 18 gennaio dall’Istituto nazionale di statistica.
Quotazioni del petrolio in lieve calo ma ancora vicino ai massimi da tre anni dopo la volata degli ultimi giorni: i contratti sul greggio Wti con scadenza a febbraio cedono 3 centesimi a 63,53 dollari al barile mentre il Brent perde 4 centesimi a 69,26 dollari al barile. Prezzi dell’oro in rialzo per la seconda seduta sui mercati asiatici: il lingotto con consegna immediata guadagna lo 0,3% a 1.320 dollari l’oncia.