PARIGI – La giustizia francese ha aperto un’inchiesta su Apple con l’accusa di “obsolescenza programmata” e truffa”. Per la prima volta in Francia una procura accerterà se una grande azienda – nella fattispecie il colosso informatico di Cupertino (California) – abbia messo in atto tecniche per ridurre deliberatamente la durata di funzionamento di un prodotto, con lo scopo di velocizzarne i tempi della sua sostituzione e quindi vendere di più. L’iniziativa della Procura fa seguito alla denuncia dell’associazione “Alt all’obsolescenza programmata” (HOP), presentata il 27 dicembre, in cui si accusava Apple di ridurre volontariamente le prestazioni e la durata dei suoi smartphone attraverso il suo sistema di aggiornamenti. L’azienda della Mela ha recentemente riconosciuto di rallentare temporaneamene i vecchi modelli di smartphone, in relazione al deterioramento della batteria anche se ha negato di aver fatto qualcosa per accorciare la vita dei suoi dispositivi.
Questa inchiesta è resa possibile dal fatto che in Francia è in vigore una legge che prende il nome dall’ex ministro socialista Benoit Hamon – datata primo luglio 2016 – che fa diventare reato proprio questa pratica. Nel caso di condanna si può arrivare fino a due anni di carcere e un’ammenda da 300 mila euro al 5 per cento del volume di affari dell’azienda ritenuta colpevole. In Italia una legge analoga non esiste. L’inchiesta su Apple – secondo una fonte giudiziaria – è stata aperta il 5 gennaio e affidata al Servizio investigativo nazionale della Direzione generale della concorrenza, degli affari dei consumatori e del controllo delle frodi (DGCCRF). Apple non ha voluto commentare la notizia.
Che cos’è l’obsolescenza programmata o pianificata? Nell’industria è una strategia per definire il ciclo vitale di un prodotto in modo da limitarne la durata a un periodo prefissato. Accade quindi che il prodotti diventi inusabile dopo un certo tempo. Oppure – ma qui siamo nel campo della obsolescenza – succede che agli occhi del consumatore il prodotto appaia obsoleto messo in confronto con i nuovi modelli che sembra più moderni, sebbene dal punto di vista funzionale siano poco o niente diversi da quello meno recente. L’operazione viene criticata dai gruppi di consumatori come non etico e si sospetta che sia particolarmente diffusa nel settore dell’elettronica, producendo così montagne di rifiuti non riciclabili ogni anno.