Il Giapppone automobilistico, quello dell’industria seria, precisa tecnicamente e capace nel giro di pochi decenni non solo di affacciarsi, ma anche di prendere grande ruolo in tutto il (difficile) mondo dell’auto europeo e statunitense, saluta un altro nome importante del suo passato. Dopo Kenichi Yamamoto, morto pochi giorni orsono, è deceduto Tatsuro Toyoda; entrambi non hanno visto l’inizio del 2018, sebbene la notizia di Toyoda sia stata divulgata solo oggi.
Il secondogenito del fondatore nonché zio dell’attuale presidente di Toyota, fu a capo della maggiore Casa giapponese durante gli anni Novanta. Sotto la sua breve e in parte chiacchierata dirigenza (per via dei reali motivi di salute inerenti le dimissioni) durata circa tre anni, il trend di crescita per Toyota fu buono a livello globale. Oltre aver seguito le vicissitudini di un periodo travagliato per il mercato interno, Tatsuro Toyoda ebbe modo, prima di altri, di sperimentate le collaborazioni tra Case giapponesi e statunitensi, lavorando in modo che il celebre toyotismo si aprisse strada anche negli USA, dalla seconda metà degli anni Ottanta. Gli impianti produttivi gestiti da Tesla in California ad esempio, sono quelli aperti 25 anni prima da una JV tsiglata fra Toyoda e la GM. Anche dopo il suo ritiro dalla massima carica, in cui si vide il debutto di un modello mitico e duraturo come RAV4, ha continuato a rivestire ruoli di rilievo nei consigli amministrativi del gruppo.