Per i pensionati arriva un piccolo aumento e per chi vuole smettere di lavorare diventano pienamente operativi sia l’anticipo pensionistico volontario, che dovrebbe scattare a gennaio, sia quello ‘social’ con i costi a carico dello Stato. Quest’ultimo si allarga a più categorie: anche a disoccupati ed a chi assiste familiari invalidi o disabili. C’è poi un anticipo ad hoc, al massimo di 2 anni, per le mamme lavoratrici. Sono queste, in campo previdenziale, le principali novità che scattano con il nuovo anno.
Subito la rivalutazione – Con la rata di pagamento del 3 gennaio torna l’indicizzazione dei trattamenti, dopo due anni di blocco. Gli assegni saranno rivalutati in base all’inflazione del 2017 che è per ora provvisoriamente stimata pari all’1,1%.
Ape social di allarga – Si allarga la platea di chi può accedere all’anticipo pensionistico – Ape social – a carico dello Stato. Una prima tranche di lavoratori ha già potuto accedere a questo strumento e ha appena ricevuto questa indennità. Ma ora si ampliano i confini di utilizzo. A beneficiarne possono essere 15 categorie di lavoratori (prima erano 11) che hanno svolto attività considerate gravose ma anche per coloro che hanno 63 anni e sono disoccupati, oppure invalidi, oppure impegnati nella cura di parenti disabili.
Mamme, l’Ape social guarda ai figli – Per le mamme lavoratrici la possibilità di accedere all’anticipo pensionistico a carico dello Stato viene “pesato” in base ai figli. E’ previsto uno ‘sconto’ sull’età per andare in pensione pari ad un anno per ogni figlio, con un tetto complessivo di 2 anni.
Ape volontaria arriva in ritardo, ma arriva – Doveva partire a maggio ma, con i ritardi accumulati, dovrebbe partire a gennaio l’ape volontaria, dopo la firma delle convenzioni con banche e assicurazioni. L’Ape volontaria è la possibilità di anticipare l’andata in pensione attraverso una sorta di prestito da restituire. Il meccanismo, che vale per tutti i lavoratori, funziona così: si può andare in pensione dai 63 anni ottenendo un reddito che poi va restituito in 20 anni a valere sulla futura pensione.
Equiparazione uomo-donna – Si conclude nel 2018 il percorso iniziato sei anni fa che ha portato ad un allineamento dell’età per la pensione di vecchiaia tra uomini e donne che si attesta ora a 66 anni e 7 mesi per poi salire a 67 anni nel 2019. Il balzo è di un anno per le dipendenti del settore privato – che fino al 2017 potevano uscire a 65 anni e 7 mesi – mentre è di sei mesi per le lavoratrici autonome, che potevano uscire a 66 anni e un mese. (Ansa)