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Susa, la commessa che ha rifiutato di lavorare a San Silvestro: “Ho fatto solo rispettare il mio contratto. Ma ora temo ritorsioni”

Dic 29, 2017

Il giorno dopo la tempesta, Laura sta ancora male. La dipendente del supermercato Eurospin di Susa, nel Torinese, a cui l’azienda ha intimato di trasferirsi per una settimana a 100 chilometri di distanza dopo che si era rifiutata di lavorare domenica 31 dicembre, rispettando così il suo contratto di lavoro che prevede l’orario esclusivamente dal lunedì al sabato, è nuovamente costretta al riposo per ragioni di salute. Il caso è stato sollevato da Repubblica dopo che la donna si è opposta al trasferimento scontrandosi con i superiori, al punto da avere un malore il 18 dicembre dentro il supermercato ed essere ricoverata in ospedale.

Laura, come si sente?

“Ho di nuovo le crisi d’ansia, mi sento nell’occhio del ciclone. Tutti i giornali e le tv parlano della mia storia.. Sono andata dal medico e mi ha prescritto altri due giorni di riposo assoluto. Il telefono continua a squillare, ieri fuori dal negozio c’erano i giornalisti e le telecamere per intervistarmi e fortunatamente sono uscita prima dal lavoro. Susa è un paese piccolo: la gente mi chiede se sia io quella dipendente dell’Eurospin di cui parlano tutti i giornali. Mi sento osservata da tutti”.

Lunedì e martedì è comunque andata al lavoro: come era il clima?

“Come se nulla fosse accaduto, tutti in silenzio. La responsabile è nuova, l’ho vista davvero dispiaciuta e lei non c’entra in tutta questa vicenda, è brava. I problemi ci sono stati con l’ispettore di zona, che voleva a tutti i costi trasferirmi. Qualche collega mi stava distante, forse per timore. Invece le altre dipendenti iscritte al sindacato sono state eccezionali: siamo davvero unite. Tanti clienti che mi conoscono da anni sono venuti al reparto ortofrutta a trovarmi, mi hanno detto che ho fatto bene a ribellarmi. Stanno dalla mia parte, mi hanno incoraggiata. Ma dentro mi sento male, mi tremano le mani anche mentre sto parlando con lei”.

Ha ricevuto solo solidarietà?

“Quando sono tornata a casa e ho visto su Facebook vari post, mi sono resa conto che tante persone non hanno capito il problema: alcuni commenti sono pieni di cattiveria, mi fanno soffrire. Ho paura che possano esserci ritorsioni, esporsi comporta dei rischi: non cerco la notorietà, infatti ho chiesto a tutti di non mettere il mio nome sui giornali. Mi sono battuta per far valere un diritto e un principio, non perché non abbia voglia di lavorare di domenica: si tratta di rispettare un contratto. Svolgo questo incarico da quasi 12 anni con passione e amo lavorare all’Eurospin”.

Come sta vivendo la sua famiglia questa vicenda?

“Mi appoggiano completamente, stanno dalla mia parte. Anche loro sanno bene quanto mi impegni per lavorare, hanno presente i sacrifici che ho fatto in tutti questi anni. Ogni giorno per essere puntuale al lavoro porto i miei figli alle 6 del mattino da mia zia. Uno dei due figli ha sei anni e la trasporto nel sacco a pelo mentre ancora dorme… Non mi sono mai lamentata di nulla, ho sempre dato l’anima per Eurospin”.

Dall’azienda le hanno ancora chiesto di lavorare di domenica?

“No,

dai piani alti nessuno mi dice nulla. Del resto il mio contratto di lavoro prevede le trasferte solo per gravi motivi, calamità o emergenze di personale. Ma tutto questo silenzio mi preoccupa dopo che per giorni avevano insistito per mandarmi a Cuorgnè. In passato ero già andata in altre sedi senza alcun problema, ma in questo caso mi è sembrata proprio una ritorsione, un modo per punirmi di essermi rifiutata di lavorare a San Silvestro”.

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