MOUNTAIN VIEW – Eric Schmidt lancia la presidenza di Alphabet, la holding creata nel 2015 da Google come ‘casa madre’ di tutte le aziende dal colosso informatico di Mountain View. All’annuncio le azioni della compagnia non hanno perso in borsa.
Ingegnere, businessman, è stato amministratore delegato di Google dal 2001, per poi diventare presidente esecutivo nel 2011 e mantenere lo stesso ruolo in Alphabet quando Google ha deciso di creare la holding che attualmente ha 75mila dipendenti in tutto il mondo. È, secondo Forbes, il 119esimo uomo più ricco al mondo con un patrimonio da 11 miliardi di dollari.
E’ stato anche e forse soprattutto Schmidt a trasformare un’azienda più che promettente più grande colosso dell’informatica, l’unico in grado di competere con Apple e Amazon. A fine anni 90 i due fondatori Sergei Brin e Larry Page stavano cercando di vendere Google a compagnie più grandi, come Excite (ve la ricordate? Esiste ancora, ma è come se non ci fosse). L’allora ad di Excite si rifiutò di comprare Google per 1 milione di dollari, e quando i due fondatori glielo offrirono per 750mila dollari disse di nuovo no.
La bolla di internet esplose, tutto diventò liquido e Schmidt diventò nel 2001 Chief operating officer. Tre anni dopo portò Google a diventare una Spa, a lanciare una ipo, a quotarsi in borsa e da quel momento la crescita è stata senza fine. Google ha via via inglobato, acquistato o semplicemente messo fuori mercato tutti i competitor. Tanto da diventare sinonimo di ricerca sul web, tanto da diventare un verbo: googlare.
C’è Eric Schmidt dietro a tutto questo. Oggi scrive in una nota: “Larry, Sergey, Sundar (Pichai, attuale ceo di Google, ndr) e io crediamo che sia il momento per una transizione, nell’evoluzione di Alphabet. La struttura della holding sta funzionando bene e Google e Other Bets (la struttura che raccoglie le altre attività fuori dal motore di ricerca e correlati, ndr) stanno prosperando. Negli anni recenti ho speso molto del mio tempo sulla scienza e la tecnologia, e sulla filantropia, e voglio impegnarmi ancora di più su questo fronte”.
Quello di Schmidt non è un addio alla società però. Rimarrà con il ruolo di membro del consiglio. Non sbatte la porta. Come potrebbe? In fondo è solo il 2017. E nel 2004 in un’intervista a Fortune disse: “Abbiamo deciso Larry, Sergey e io che lavoreremo insieme per altri 20 anni. Avrò 69 anni allora e a quanto mi dice una ricerca su Google dovrei vivere fino a 84, quindi dovrei stare ancora bene”. Ne mancano altri sette quindi, e altre sfide.