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Sangue infetto, arrivano i primi risarcimenti: l’Ue impone allo Stato di pagare 24 pazienti a Lecce

Set 22, 2016

LECCE – C’è voluta la nomina di un agente governativo dell’Unione europea per indurre il governo italiano a rispettare la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e risarcire 24 pazienti talassemici della provincia di Lecce, che negli anni Novanta furono infettati da virus dell’epatite B e C e dell’Aids in seguito a trasfusioni di sangue infetto. La sentenza della Cedu risale al 14 gennaio scorso e avrebbe dovuto essere eseguita entro novanta giorni ma in otto mesi lo Stato italiano non ha sborsato neppure un centesimo, inducendo l’avvocato Paola Perrone a presentare due diffide per conto dei pazienti salentini, che dal 2000 hanno iniziato la causa pilota di una battaglia giudiziaria a cui si sono unite centinaia di altre persone contagiate in tutta Italia.

La sentenza di gennaio sanciva il risarcimento per 900 di esse, sottoposte a trasfusioni per fini terapeutici o durante interventi chirurgici. L’Italia è stata condannata da Strasburgo sia per la lunghezza eccessiva delle cause civili che per i ritardi nei pagamenti dei danni già assodati e per la mancata conclusione delle procedure transattive. In totale infatti sarebbero almeno 26mila – stando ai dati del ministero della Salute – le persone che hanno avviato le azioni risarcitorie. Le cause civili sono andate di pari passo con le transazioni, avviate nel 2007 e poi nel 2014, in base ad una nuova procedura voluta dal ministro Beatrice Lorenzin.

Per i 24 pazienti salentini il ministero della Salute ha aperto ad agosto la fase transattiva dell’equa riparazione finalizzata alla liquidazione di 100mila euro. Somme variabili tra i 20 e i 30mila euro, invece, sono state liquidate nei giorni scorsi dal ministero delle Finanze, dopo la brusca sollecitazione da parte dell’agente governativo. La mancata

esecuzione della sentenza della Corte europea avrebbe determinato l’apertura di una procedura sanzionatoria da parte dell’UE nei confronti dell’Italia, per cui il ministero competente si è affrettato a pagare. Magra consolazione per le persone che da due decenni convivono con le malattie causate dal sangue infetto e soprattutto per le famiglie dei quattro pazienti deceduti mentre il giudizio è ancora in corso. I risarcimenti verranno liquidati ai loro eredi.

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