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Banche sostenibili, vincono le francesi. Unicredit in coda

Dic 8, 2017

ROMA – Sono le banche francesi ad aggiudicarsi i primi posti nella classifica sulla sostenibilità ambientale. Investono o tentano di investire in società che non inquinano e non mettono a rischio l’ambiente. E quando andate allo sportello vi spiegano la differenza tra investire in un Fondo green o etico, piuttosto che in un’altro che punta sulle azioni di società “sporche”, quelle che fanno elevare i livelli di CO2 nell’atmosfera. E l’Italia ne esce maluccio. Unicredit è in fondo alla classifica, insieme agli inglesi del Lloyd banking group. E’ quanto emerge dalla classifica stilata da ShareAction, l’organizzazione inglese che si occupa di promuovere investimenti responsabili e sostenibili in Europa. ShareAction ha chiesto alle 15 maggiori banche del Continente quali sono i loro piani d’azione per adeguarsi all’Accordo sul clima firmato a Parigi due anni fa. E per farlo ha inviato alle 15 maggiori banche europee un questionario.

La migliore, nel diffondere l’esistenza e i vantaggi della finanza sostenibile, è la francese Bnp Paribas, seguita dalla svizzera Ubs e dalla britannica Hsbc. Poi di nuovo due aziende di credito francesi, Crédit Agricole e Societe Generale. La presenza di tre banche d’Oltralpe non è un caso. La legge francese che prevede la transizione verso una crescita sostenibile, ha al suo interno un articolo, il 173, che impone a banche e imprese quotate in Borsa di offrire agli investitori istituzionali una sorta di bilancio verde, che deve comprendere i rischi finaniari di chi investe o produce senza tener conto dei cambiamenti climatici e dunque dell’accordo di Parigi. Una legge che ha dato una marcia in più ai francesi, che tra una settimana ospiteranno un nuovo vertice sul clima, a due anni d’accardo di Parigi. Obiettivo del presidente francese Macron è coinvolgere le istituzioni finanziarie pubbliche e private nell’affrontare i rischi legati al cambiamento climatico.

Tre banche quotate nel Regno Unito si classificano invece al quinto posto. Ma in linea di massima, a parte i francesi, sono pochi gli istituti di credito europei che hanno messo realmente in atto piani d’azione per far fonte ai rischi climatici e per guidare gli investitori sulla finanza verde, che nel lungo periodo sembra apparire meno rischiosa anche sotto il profilo dei rendimenti, più stabili nel tempo. Le meno attente, secondo il rapporto, sono l’inglese Rbs, la spagnola Bbva, l’inglese Standard Chartered e in fondo, UniCredit e Lloyds Banking Group, definiti nella ricerca come “spettatori”.

La maggior parte delle banche intervistate, è scritto nel Rapporto di ShareAction, ha fornito risposte deboli a domande semplici. Un esempio? Quale sia la percentuale di attività legate alla produzione di idrocarburi rispetto a tutte le attività in gestione. “Le maggiori banche europee si stanno muovendo ancora lentamente su temi che coinvolgono i risparmi e le pensioni di molti europei – ha dichiarato Sonia Hierzig, project manager di ShareAction – ci aspettiamo che questo Rapporto sia di stimolo per gli investitori”.

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