Dopo Roberto Maroni, anche Umberto Bossi prende le distante dagli skinhead del blitz di Como. “Il mondo è pieno di matti, diciamo che quei voti la Lega non deve cercarli. Io sono di una famiglia di antifascisti, combattenti non chiacchieroni: mia cugina è morta sul Monte Rosa. La penso come Spinelli, che considerava lo Stato Nazione il male assoluto anche se qualcosa di buono lo ha fatto come contenitore della democrazia”.
Il Senatùr parla da Chignolo Po nel pavese, dove la minoranza “indipendentista” del Carroccio si è riunita a vent’anni in quello che allora era il “Parlamento Padano”. La vecchia guardia della Lega – ora minoritaria dopo il congresso federale del partito che ha rincoronato leader Matteo Salvini – contesta al segretario la sua nuova linea politica “sovranista”, e gli chiede di “fare il leghista”. Lo stesso Salvini che sui fatti di Como ha detto: “Sono quattro ragazzi, il problema è l’immigrazione”.
Sul palco, oltre al fondatore della Lega, Umberto Bossi, il maroniano Gianni Fava, assessore lombardo all’Agricoltura che aveva sfidato Salvini all’ultimo congresso del Carroccio. Oltre settecento adesioni da varie regioni e sala gremita per ascoltare il “monito” che è stato lanciato al leader della Lega, che ha annunciato che dal simbolo del partito sparirà la parola Nord.
A sei mesi dal congresso, l’atmosfera che si respira tra i leghisti è rovente. “C’è bisogno di una Lega che faccia la Lega – spiega Fava – qui c’è una parte numerosa della Lega che arriva da tutto il Nord: vuol dire che c’è ancora bisogno di questi temi e che se qualcuno li ha voluti frettolosamente accantonare si deve ricordare il vecchio adagio secondo il quale non si lascia il certo per l’incerto”.
Nonostante le divisioni rispetto alla nuova linea politica di Salvini, gli “indipendentisti” non vogliono sentire parlare di nascita di una “corrente”, ma chiedono che la minoranza abbia voce nel partito. “Noi abbiamo bisogno di un segretario moderno come Salvini, purché faccia il leghista. Lui è legittimato e ha il titolo per scegliere la tattica che ritiene, purché la strategia sia la stessa. Non credo che alla fine possa rinunciare a un pezzo così importante del partito, ne deve prendere atto. Per esempio, la battaglia contro lo ius soli è condivisa, ma se è l’unica battaglia mi interessa di meno”.
L’incontro di Chignolo Po
Alla riunione di Chignolo Po è arrivata la benedizione anche del governatore della Lombardia, Roberto Maroni, che solo ieri in una intervista a Repubblica ha condannato nettamente l’irruzione di stampo squadrista a Como e criticato chi nel centrodestra si era dimostrato troppo “timido” nel commentare l’accaduto. Inoltre Maroni aveva aggiunto in vista della campagna elettorale: “Se queste persone mi offrissero i loro voti i li rifiuterei, anche se fossero tanti. Non rappresentano la mia visione della politica”.
Tronando alle istanze indipendentiste di parte della Lega,
Maroni su Twitter scrive: “Oggi si discute di cosa importanti a Chignolo Po, un luogo che è nel cuore di tutti i leghisti veri”. Seguitoi dall’hastag #leganord e il manifesto della manifestazione organizzata da Fava. Lo slogan del raduno è il classico poster leghista con la Padania raffigurata come la gallina dalle uova d’oro depredata da Roma.