C’era pure un bambino di sei anni che, probabilmente immaginando di stare giocando, spacciava marijuana e cocaina, al civico 3 di viale Biagio Pecorino, in una delle piazze di spaccio più remunerative del suk della droga a Librino.
La stessa in mano a Saro Lombardo, un mammasantissima del clan Santapaola, Saro “u rosso”, talmente grosso da scontare prima ai domiciliari a nel quartiere e poi lontano da Catania ma sempre a casa due condanne a 20 anni per mafia. Il bimbo era il figlio della convivente di uno dei 36 tra pusher, spacciatori e organizzatori arrestati nell’operazione dei carabinieri denominata “Km 0”.
Sono state le dichiarazioni dei pentiti Angelo Bombaci un ex soldato del clan Nizza e Salvatore Bonanno un neo collaboratore di giustizia a raccontare i segreti di via Biagio Pecorino. Gli spacciatori, quasi sempre due e tre vedette lavoravano ininterrottamente dalle 8 della mattina sono alle due di notte. Per un guadagno che si aggirava intorno ai duemila euro al giorno frutto di almeno duecento consegne di stupefacente.
Generoso il capo prima Saro Lombardo e poi Gabriele Strazzeri nelle cui mani era finita la gestione dell’impresa: cento euro al giorno agli spacciatori, 70 alle vedette, e una cifra che variava dai 50 ai cento euro per i pusher che finivano in manette, purché alla loro scarcerazione fossero nuovamente disponibili a lavorare per il gruppo. Gruppo che si riforniva
di cocaina prevalentemente dal clan Nizza, mentre per la marijuana vi erano canali preferenziali gestiti da Saro Lombardo in persona che gli inquirenti non hanno ben capito. Attività che avveniva sotto gli occhi dei militari della compagnia di Fontanarossa che dai loro uffici sono riusciti a riprendere le fasi dello smercio della droga.Tra gli arrestati anche una donna Giada Salerno già implicata in traffici illegali relative allo spaccio di droga.