MILANO – I mercati, reduci da un rimbalzo tecnico a seguito di due giorni di panico post-referendum sulla Brexit, continuano a scommettere sul supporto in arrivo dalle autorità monetarie e i listini europei aprono in positivo: Milano segna un convinto +1,6% in avvio, dopo il guadagno del 3,3% della vigilia e al traino ancora del comparto bancario. Bene anche le altre Borse del Vecchio continente: Londra sale dell’1,4%, Parigi dell’1,25% e Francoforte dell’1,15%.
A Piazza Affari i fari sono puntati sul settore del credito, il vero termometro della fiducia verso l’economia italiana. Ieri, al termine della prima giornata di lavori del Consiglio europeo che ha dibattuto anche di Brexit (oggi la chiusura), il presidente della Commissione Jean Claude Juncker ha parlato espressamente del fatto che l’Italia non corre il rischio di una corsa agli sportelli: “Abbiamo parlato di banche questo pomeriggio con Renzi – ha confermato – e il rischio da evitare è quello di una corsa agli sportelli. Ma per ora questo non è un pericolo per l’Italia”. Il governo lavora in contatto con Bruxelles per sfruttare una possibile finestra di deroga al regolamento sul bail-in (il coinvolgimento degli investitori nel salvataggio delle banche, sperimentato in Italia con i quattro istituti salvati a fine 2015) per intervenire con il supporto pubblico a sostegno dei bilanci bancari, o attraverso iniezioni dirette di capitale o – più probabilmente – rafforzando l’intervento di Atlante nel risolvere il problema delle sofferenze. Tra i singoli titoli milanesi, occhi puntati anche su Snam che ha approvato il suo piano industriale.
In Asia è andato in scena il maggior rialzo dell’ultima settimana, con l’indice Msci Asia Pacific (paniere che riassume l’andamento delle Borse dell’Est) capace di recuperare quasi la metà delle perdite subite dopo l’esito del voto britannico. D’altra parte, il governatore giapponese Haruhiko Kuroda si è messo sulla linea di Mario Draghi e ha detto di esser pronto a iniettare nuove risorse nel sistema, se ciò fosse necessario, e i mercati indicano ormai il 2018 come la data più plausibile per il prossimo rialzo dei tassi da parte della Fed. Fino a poche settimane fa, si discuteva se la stretta monetaria potesse arrivare a giugno o luglio. Secondo il gestore James Woods, “anche se i banchieri centrali stanno rassicurando gli investitori e sono pronti a sostenere i mercati, potrebbe essere prematuro cambiare l’impostazione generale e diventare improvvisamente ottimisti”. All’agenzia Bloomberg spiega: “Probabilmente continueremo a vedere una volatilità molto accentuato. Bisognerà aspettare di vedere come andrà a svilupparsi la situazione politica nel Regno Unito” dopo la Brexit.
In mattinata, chiusura positiva alla Borsa di Tokyo in scia alle attese misure di sostegno dell’economia: l’indice Nikkei-225 ha terminato la seduta in rialzo dell’1,59% a 15.566 punti. Ieri gli indici a Wall Street hanno finito la seduta sui massimi di giornata, archiviando il primo rimbalzo dopo due giorni di sell-off provocati dalla Brexit. A sostenere gli acquisti anche la conferma della ripresa economica americana: il Dipartimento del Commercio ha rivisto la stima del Pil del primo trimestre a un +1,1% contro il calcolo precedente pari a un +0,8%. L’S&P 500 ha segnato così il migliore rally da oltre tre mesi, con un +1,78%, mentre il Dow Jones ha guadagnato l’1,57% e il Nasdaq il 2,12%.
La sterlina, capace ieri di recuperare qualche posizione, resta debole. La valuta britannica viene indicata sui mercati asiatici a 1,3328 dollari rispetto agli 1,3340 dollari di ieri e al minimo da 31 anni (1,3121) toccato nei giorni successivi al referendum. Fermo anche l’euro che viene scambiato a 1,1064 dollari (1,1065 la chiusura di ieri) e a 113,22 yen (da 113,71 yen). Continua intanto a scendere lo spread tra Btp e Bund, che si giova dell’azione della Bce e si stringe sotto 150 punti base. Il rendimento del decennale italiano è sceso all’1,361%, sotto i livelli del 23 giugno (giorno del referendum e vigilia della notizia sulla Brexit).
Anche le rilevazioni macroeconomiche aiutano a stemperare la tensione. In Germania, ad esempio, è salita oltre le attese la fiducia dei consumatori per luglio: secondo i dati misurati da Gfk l’indice è salito a 10,1 punti dai 9,8 di giugno, contro attese per un dato stabile. I consumatori vedono l’economia “in buona forma”, ma il sondaggio non sconta ancora la batosta del referendum britannico (l’agenda dei mercati). Si attendono ancora dati importanti con la fiducia economica nell’Eurozona e l’inflazione tedesca. Negli Usa è la volta di mutui, redditi e spese personali, compromessi di case esistenti.
Il petrolio aggancia la fase positiva e tratta in rialzo sui mercati internazionali, per la seconda seduta consecutiva. Il greggio Wti guadagna lo 0,79% a quota 48,23 dollari al barile. In rialzo anche il Brent che si è apprezzato dello 0,68% a quota 48,91 dollari al barile. Si attendono oggi pomeriggio le scorte Usa, con il consensus fissato per un calo di 2 milioni di barili. Nonostante si sia dunque allentata la tensione, anche un bene rifugio come l’oro risulta in crescita (e questo sottolinea come la situazione sia tutt’altro che risolta): il metallo prezioso guadagna in mattinata lo 0,6% in area 1.320 dollari.