Monaco di Baviera – Il sogno della “macchina del tempo”, capace di trasportare ipotetici viaggiatori in qualsiasi epoca storica, suggestiona da secoli l’uomo attraverso le pagine della letteratura. Quanto ci piacerebbe poter passeggiare per un giorno nel foro dell’antica Roma o vivere qualche ora da cortigiano presso una fastosa corte rinascimentale? Provate poi a trasferire tutto questo nella mente di un qualsiasi appassionato di motori. Non sarebbe magnifico poter essere paracadutati al Nürburgring per assistere ad una folle corsa automobilistica alla fine degli anni ’30 o guidare uno dei primi capolavori a quattro ruote per le strade di Parigi durante la “Belle Époque”?
Una macchina del tempo vivente
Naturalmente questa straordinaria possibilità, almeno fino ad oggi, rimane del tutto preclusa all’uomo. Ma, almeno chi ama i motori, può sempre consolarsi con degli escamotage decisamente più realizzabili. L’abbiamo sperimentato in prima persona a Monaco, durante i grandi festeggiamenti per i primi 100 anni della BMW. Per l’occasione i club di tutto il mondo dedicati alla Casa dell’Elica si sono radunati nella capitale della Baviera, dando vita ad una sorta di “macchina del tempo vivente”. Migliaia di BMW, di ogni epoca e tipo, esposte tutte insieme nella zona della stadio Olimpico, proprio a fianco del BMW Welt, il quartier generale del marchio tedesco.
Dalla speranza degli anni ’30 alla rinascita dopo il conflitto mondiale
Passeggiare immersi in questo arcobaleno meccanico per noi è stato un po’ come viaggiare nel tempo. Siamo partiti proprio dagli inizi, da quelle meravigliose 319, 327 e 328, le prime BMW ad avere una grande diffusione. Gioielli senza tempo, che ci hanno riportato indietro fino agli anni ’30, quando il mondo sognava di poter ricominciare da capo e l’aria delle città era intrisa di vana speranza. Lo spettro di una nuova guerra, ancora più devastante, iniziava a serpeggiare nei palazzi d’Europa. Passiamo presto alla rinascita degli anni ’50. C’è di nuovo tanta voglia di vivere e si guarda sempre di più al di là dell’Oceano. A quegli Stati Uniti che diventano il nuovo modello culturale dell’Occidente. E’ il momento delle 501 e 502F, che riprendono in parte lo stile delle auto a Stelle e Strisce ma soprattutto dell’immutabile 507, scaturita dalla matita dell’architetto Albrecht von Goertz. Per molti, nonostante lo scarso successo dovuto allo strapotere – e alla superiorità tecnica – della SL, rimarrà una delle roadster più belle mai costruite dall’uomo.
La nascita della mobilità individuale e la crisi petrolifera
Gli anni ’60 sono invece il momento della riflessione e per certi aspetti della contestazione. Si capisce che non può esserci un solo modello di crescita unidirezionale, c’è voglia di sperimentare e di mettere in discussione. Sono gli anni della 2002, che introduce il concetto di sportiva compatta, ma anche di un colpo di genio come la Isetta. L’auto inizia a diventare un mezzo per tanti, se non per tutti. Il diritto ad una mobilità individuale e privata diventa una conquista di massa. Si inizia a viaggiare, esplorare e divertirsi nel tempo libero.
I colori sgargianti e tutte le contraddizioni degli anni ’70 sono alle porte. Dalle casse dei mangianastri risuonano le note di “The Dark Side of the Moon” dei Pink Floyd, mentre per le strade, nonostante la crisi petrolifera, c’è chi riesce a permettersi un gioiello immutabile come la 3.0 CSL, forse uno dei più grandi capolavori della storia recente BMW. Affiancata dalle più “gentili” ed elegantissime 3.0 CSi, madri spirituali dell’attuale Serie 6.
Dal coraggio degli anni ’80, al tramonto del XX secolo
L’ingegno tedesco è destinato però ad incontrarsi nuovamente con il genio stilistico italiano. Siamo nel cuore degli anni ’80 e la matita di Giugiaro scorre rapida sul tavolo da disegno. Interpreta il suo tempo con forme squadrate, nette, futuristiche. Mentre nelle sale cinematografiche danno “Shining”, il capolavoro di Kubrick, nasce la BMW M1, una supercar eccezionale per l’epoca. Rimane simile, se non pressoché identica al prototipo che la ispira. Ancora oggi si fa una certa fatica a crederlo ma questo mezzo eccezionale, prodotto in edizione limitatissima, con forme così anomale, ha targa e frecce e può sfrecciare per davvero sulle strade con la sua carrozzeria in fibra di vetro, grazie al suo poderoso sei cilindri in linea piazzato in posizione centrale.
Siamo giunti al tramonto del XX secolo. E alla BMW devono essersi messi in testa di lasciare il segno. Un segno indelebile nel mondo dell’auto. Da un lato arriva la Serie 8, un capolavoro mai replicato dalla Casa di Monaco. Con il suo infinito motore a 12 cilindri – c’erano anche versioni più “umane” V8 – questa coupé 2+2 riscrive le regole delle alte prestazioni nel mondo del lusso e dello stile. Soprattutto con la versione CSi da 381 CV, rarissima e sviluppata dagli specialisti della divisione M.
La saga delle “Z” e la M3 migliore di tutti i tempi
Dall’altro lato i tedeschi si accorgono del fenomeno delle piccole roadster, tutta sostanza e piacere di guida. E la BMW non può permettersi di non averne una. Prima arriva l’eccentrica Z1, con le sue portiere a scomparsa, che dà vita ad una saga destinata a durare nel tempo, dove la Z sta per “Zukunft”, che significa futuro. Si passa così rapidamente allo strepitoso successo della Z3 – quasi 300.000 esemplari venduti – e alle due generazioni di Z4, passando per l’immutabile ed eterna Z8. Una supercar a otto cilindri dal design retrò, ancora oggi così bella da togliere il fiato (non a caso era l’auto di 007 in “The World Is Not Enough, del 1999”).
Il nostro viaggio sfocia negli anni 2000 con un altro capolavoro targato Monaco. Mentre sulle televisioni di tutto il mondo impazza il fenomeno del “Grande Fratello” in pista urla senza freni sei cilindri in linea aspirato della M3 E46, con quel suono metallico e inconfondibile. Stiamo parlando del modello che, soprattutto nell’ambitissima versione CSL, è riuscito ad incarnare, forse meglio di qualunque altro, il concetto di “M3” nel corso della sua lunga evoluzione.
La magia delle moto BMW
Ma in un viaggio nel tempo nessuno vorrebbe rinunciare a niente. E così, anche noi, ci siamo lasciati cullare da una storia parallela, quelle targata BMW Motorrad. A Monaco infatti, mentre si progettano e costruiscono auto, non hanno mai smesso di realizzare un altro sogno a motore, in questo caso a due ruote. Siamo passati così dalle R25 ed R75 con sidecar, fino alle moderne 1200 GS con il boxer raffreddato per la prima volta a liquido, passando per le mitiche “serie K” con il loro curioso motore “a sogliola”.
Dopo l’irrinunciabile visita al Museo BMW – consigliamo caldamente a tutti di andarci, almeno una volta nella vita – e al BMW Classic, dove degli specialisti si prendono cura delle “nonne” dell’Elica, riportandole allo splendore del passato, abbiamo chiuso il nostro viaggio nel tempo con la BMW Night. Un grande concerto che, anche in questo caso, ha ripercorso le diverse epoche dell’ultimo secolo e la storia della BMW attraverso la musica, con artisti del calibro dei Simply Red. Insomma, davvero il miglior modo per fare tanti auguri di buon compleanno alla BMW, 100 di questi anni!