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Arthur, dal sogno Libertadores con il Gremio alla clausola da 50 milioni di euro

Nov 3, 2017

di Stefano Chioffi

venerdì 3 novembre 2017 20:18

ROMA – Il Gremio ha raggiunto la finale di Coppa Libertadores per la quinta volta. E’ riuscito a vincerla nel 1983 e nel 1995 con due squadre che hanno segnato epoche diverse, rimanendo nel cuore dei tifosi. La prima era allenata da Valdir Espinosa e superò in finale il Peñarol. Mazaropi in porta, Paulo Roberto e Casemiro sulle fasce, Baidek e De Leon al centro della difesa. I mediani erano China e Osvaldo. La mezzala era Tita, che in seguito avrebbe giocato nel Pescara di Galeone. Renato Portaluppi, un anno (1988-89) nella Roma di Nils Liedholm tra paparazzi e discoteche, inventava dribbling sulla fascia destra. Il centravanti era Tarciso, mentre sul lato sinistro giocava Caio.

FELIPE SCOLARI – La seconda Coppa Libertadores è arrivata nel 1995 e l’ha firmata in panchina Felipe Scolari contro i colombiani dell’Atletico Nacional. Danrlei tra i pali, Arce e Roger nel ruolo di terzino, Rivarola e Adilson Batista in marcatura. Dinho e Luis Carlos Goiano costruivano la manovra con l’aiuto di Arlison e Carlos Miguel. Paulo Nunes e Jardel erano le due punte.

LA FINALE CON IL LANUS – Il Gremio, allenato ora proprio da Renato Portaluppi, vuole portare a casa la terza Coppa Libertadores. L’ha persa due volte contro l’Independiente (1984) e il Boca Juniors (2007). E’ sempre inciampato di fronte a un club argentino. Una tradizione negativa che cercherà di spezzare contro il Lanus, al debutto nell’appuntamento più importante della Champions League sudamericana. L’andata è in programma il 22 novembre a Porto Alegre. Il ritorno si disputerà una settimana più tardi, il 29, a Lanus, perfieria di Buenos Aires, dove è nato Diego Armando Maradona.

IL MODULO – Renato ha costruito un Gremio sfrontato e in grado di divertire il pubblico, ma anche organizzato, attento agli equilibri. E’ stato ingaggiato il 18 settembre del 2016. E ora, nello spazio di quattordici mesi, può salire sul podio della Libertadores. Ha chiuso al primo posto la fase a gironi davanti ai paraguaiani del Guaraní, al Deportes Iquique e allo Zamora. Negli ottavi ha eliminato il Godoy Cruz. Nei quarti ha superato il Botafogo e in semifinale ha spedito a casa il Barcelona di Guayaquil. Il 4-2-3-1 è il suo marchio di fabbrica. Un Gremio ambizioso, quarto in campionato e distante otto punti dal Corinthians, primo in classifica. Un mix di gioventù ed esperienza, l’età media si aggira intorno ai 26,7 anni. Pochi stranieri, solo quattro: l’argentino Walter Kannemann, difensore centrale, l’ecuadoriano Michael Arroyo, ala sinistra, il paraguaiano Lucas Barrios, centravanti, e l’altro attaccante Beto da Silva, peruviano.

LE SCELTE – Il Gremio ha stravolto i pronostici della vigilia, anche se la grande sorpresa di questa Libertadores è rappresentata dal Lanus, guidato da Jorge Almiron. Renato ha restituito credibilità al Gremio, diciassette partecipazioni alla Libertadores. Il suo ultimo trofeo, la “Copa de Brasil”, lo ha conquistato alla fine del 2016 contro l’Atletico Mineiro. Al timone c’era già Renato Portaluppi. Il Gremio ha creato la sua fortuna sviluppando molto il gioco sulle fasce, grazie alla spinta dei terzini Edilson (1986) e Bruno Cortes (1987) ma anche all’inventiva dei suoi esterni da 4-2-3-1: Ramiro (1993) e Fernandinho (1985) oppure il baby Everton (1996). Decisivo poi il rendimento offerto da Luan (1993), trequartista o ala, scatto e genialità, pronto a sbarcare presto nel calcio europeo. Luan ha realizzato una doppietta nella semifinale d’andata con il Barcelona di Guayaquil e ha un’intesa perfetta con Lucas Barrios (1984, ex Borussia Dortmund).

IL PROGETTO – Un’altra certezza nasce dalla coppia centrale in difesa, formata dal capitano Geromel (1985, ex Colonia) e da Kannemann (1991), che ha già vinto la Coppa Libertadores con il San Lorenzo.Renato ha avuto il merito di valorizzare, oltre a Luan, anche altri due talenti cresciuti nel vivaio del Gremio: Arthur (1996) e Jailson (1995) hanno il compito di accendere il motore del centrocampo. Visione di gioco, tackle, sostanza, la capacità di di proteggere la difesa e di leggere le situazioni con maturità. Arthur ha prolungato da pochi giorni il suo contratto: il 19 ottobre ha firmato un accordo fino al 31 dicembre del 2021 che prevede una clausola di rescissione da cinquanta milioni di euro.

IL CT TITE – Arthur è un mediano-regista, ha ventuno anni, è nato a Goiania il 12 agosto del 1996, è alto un metro e 72. Dieci presenze in Libertadores, venticinque gare e un gol al Vitoria in campionato. Si muove con personalità e potrebbe ricevere presto la convocazione nella Seleçao da parte del ct Tite. Il 60% del suo cartellino appartiene al Gremio, l’altro 40% viene controllato dal suo manager Celso Rigo e dai genitori del ragazzo. Si completa bene con Jailson, che si dedica soprattutto alla fase di copertura. Il Manchester United lo sta facendo studiare.

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