Ha fatto il giro del mondo Sewage Surfer, lo scatto di Justin Hoffman che ritrae un cavalluccio marino con un cotton fioc rosa trasportato con la coda. La foto, realizzata in Indonesia, è stata finalista Wildlife Photographer of the Year 2017 ed è diventata il simbolo del mare soffocato dalla plastica. Un altro cavalluccio, intrappolato e aggrovigliato nelle reti di plastica, ma stavolta nel Mar Piccolo di Taranto, è stato invece fotografato da Rossella Baldacconi, dottoressa di ricerca in scienze ambientali, che i fondali del Mar Piccolo della sua Taranto li conosce bene.
“Sono circa dieci anni – racconta – che mi ci immergo sia per contemplare e fotografare le bellezze di un ecosistema marino ricco di vita che per motivi di studio. E sono dieci anni che vedo soffocare i fondali del Mar Piccolo da cumuli di retine di plastica: si tratta delle reti impiegate negli impianti di mitilicoltura”. Sono le cosiddette ‘calze’ usate per allevare le cozze, che una volta effettuata la raccolta diventano inutilizzabili. È il loro smaltimento, allora, il vero problema irrisolto. A documentare la gravità della situazione è anche un video girato da Baldacconi.
“Lungo le sponde del Mar Piccolo non ci sono cassonetti per il deposito dei rifiuti e – spiega Baldacconi – i mitilicoltori le smaltiscono o sulle stesse sponde, vicino al mare, o anche ammucchiandole e dandogli fuoco, liberando così diossina inquinante nell’aria. Ma la soluzione più semplice è quella di gettarle in mare: non c’è quasi angolo del Mar Piccolo, almeno nei bassi fondali vicino agli impianti di mitilicoltura e fino a 10 metri di profondità,
che non sia letteralmente ricoperto della plastica”.Non senza effetti devastanti per l’ecosistema. “Dove ci sono questi cumuli il fondale viene soffocato, con buona pace dell’ossigenazione, e non vi cresce più nulla: la fauna marina si insedia sulle stessi reti, facendone il proprio habitat”. Da qui l’sos della ricercatrice che fa appello perché si avvii un’opera di bonifica del Mar Piccolo. Prima che sia troppo tardi.