Ci sono i giovani, anche con la laurea in tasca, in cerca di lavoro. Ma in fila si sono messi pure i cinquantenni che la crisi ha rimandato a casa dal lavoro. È la corsa al posto per fare il bidello precario: 50mila domande arrivate nelle 535 scuole dell’Emilia Romagna, stimano i sindacati. E il dato è per difetto.
• SPERARE IN UNA CHIAMATA DI POCHI GIORNI
Il bando per entrare nelle graduatorie di terza fascia per il personale Ata (bidelli, assistenti amministrativi e tecnici) si è chiuso ieri e ha lasciato tutti a bocca a aperta per il numero vertiginoso di richieste. E per cosa poi? Per entrare in un elenco e sperare di essere chiamati per pochi giorni o per una sostituzione di maternità in un istituto durante l’anno, sapendo che il 90% di chi sarà inserito in graduatoria non avrà chance. Un paradosso, l’ennesimo nel mondo del reclutamento scolastico. Se la nuova Finanziaria non cambia le cose, sono vietate le sostituzioni degli assistenti – cosa che sta mettendo le segreterie delle scuole in ginocchio – mentre quelle dei bidelli sono permesse solo dopo sette giorni.
• “LE DOMANDE SALIRANNO”
“Una situazione kafkiana, il ministero ha commesso un errore a riaprire le graduatorie in queste condizioni – osserva Raffaella Morsia, segretaria regionale Flc-Cgil -. Per ora abbiamo il dato delle domande dei residenti in regione passate dai nostri uffici, ma ci si poteva rivolgere anche direttamente alle scuole. Dunque le domande saliranno, molte altre arriveranno dalle regioni del Sud”.
• “ANCHE LAUREATI E DOCENTI HANNO FATTO DOMANDA”
Ma come si spiega questo assalto alla diligenza? La crisi del mondo del lavoro spinge ad assicurarsi almeno una possibilità di fare qualcosa. E la scuola è diventata di colpo appetibile. “La mia personale lettura è che si è fatta passare l’idea che sia un mestiere che possono fare tutti, quando invece si tratta di professionalità delicate e importanti a garantire il diritto allo studio”, spiega Morsia. Le domande, raccontano i sindacati, sono state presentate da giovani con la qualifica, diplomati e neolaureati, ma anche da docenti precari che non hanno avuto supplenze,