MILANO – Il Nikkei della Borsa di Tokyo continua a macinare record con il sedicesimo rialzo consecutivo: un supporto ai mercati europei che affonda le sue radici nell’ampia affermazione elettorale del premier Shinzo Abe. Una vittoria che conforta gli investitori sulla prosecuzione delle politiche ultra-espansive della Banca centrale giapponese. L’indice del Sol levante ha aggiornato stamane il record storico dalla sua creazione nel 1950, snobbando il dato sul manifatturiero rallentato ad ottobre: ha guadagnato lo 0,5% a 21.805,17 punti mentre il più ampio indice Topix ha chiuso con un progresso dello 0,67% a 1.756,92 punti. L’Europa si muove più cauta in attesa delle mosse della Federal Reserve (si intersecano le decisioni sui tassi e le scelte di Trump per la successione di Janet Yellen) e della Banca centrale europea, chiamata tra due giorni a dettagliare il programma di fine degli stimoli straordinari.
In questo contesto Milano sale dello 0,4% con Snam in evidenza dopo la trimestrale. Anche Unicredit ha presentato i conti con un balzo dell’utile a fronte di ricavi in rallentamento. Piazza Affari si prepara a riaccogliere il Monte dei Paschi, che dopo una decina di mesi di sospensione tornerà agli scambi. Debole Fca in attesa del bilancio del terzo trimestre e all’indomani delle notizie rimbalzate dalla Francia su sospetti di mancata collaborazione nelle indagini transalpine sul Dieselgate. Caute le altre Borse europee: Francoforte è invariata, Parigi sale dello 0,2% e Madrid dello 0,3%. Più attardata Londra che cede lo 0,1%.
L’euro è in lieve rialzo in avvio degli scambi in Europa: la moneta unica passa di mano a 1,1763 dollari (1,1749 ieri sera dopo la chiusura di Wall street) e a 133,52 yen. Le aspettative verso la Bce sono in media per l’estensione degli acquisti di titoli di Stato e corporate per nove mesi, intorno alla metà del valore attuale di 60 miliardi al mese. Apertura stabile per lo spread tra Btp e Bund a 157 punti, con un rendimento del bond decennale al 2,014%. Il differenziale tra Bonos e Bund scende a 119 punti con un tasso dell’1,639%.
Negli Usa c’è ottimismo intorno alla stagione di trimestrali, che secondo Goldman Sachs sarà migliore delle aspettative. Non è un caso che l’indice Msci che traccia le azioni globali sia in crescita del 17% quest’anno e che abbia da poco aggiornato i record di sempre. La Borsa americana ha però chiuso in calo ieri sera: Wall Street ha pagato il -6% di Ge, bocciata dagli analisti per la paura di un taglio ai dividendi, e alla fine il Dow Jones ha perso lo 0,23% e il Nasdaq ha lasciato sul terreno lo 0,64%.
Dal fronte macroeconomico si registrano gli indici Pmi sul manifatturiero. In Giappone l’indicatore ha rallentato a settembre, ma come visto non ha inciso sui mercati: secondo i dati diffusi da Ihs Markit con Nikkei la lettura preliminare dell’indice mostra una flessione a 52,5 punti dai 52,9 precedenti.
Quotazioni del petrolio in rialzo in Asia, per la delicata situazione nel Kurdistan iracheno. Il barile di light sweet crude, con consegna a novembre, sale di 9 centesimi, a 51,99 dollari. Il barile di Brent, con consegna a dicembre, guadagna 9 centesimi e arriva a 57,46 dollari. Restano deboli le quotazioni dell’oro sui mercati asiatici a fronte di un recupero del dollaro che è vicino ai massimi da luglio. Il lingotto con consegna immediata passa così di mano a 1.282 dollari l’oncia.